Politica
Governo,Centrodestra unito?Conviene al Sud.Così Di Maio scorda la gente comune

Il M5S e il conflitto con la democrazia reale
Abbiamo ormai superato i cinquanta giorni da quando il popolo italiano ha votato. Dopo l’esplorazione di Elisabetta Casellati di fare la quadra tra Centrodestra e M5S, adesso è l’ora di Roberto Fico che tenterà un approdo a Sinistra per i Grillini. Apparentemente nulla di strano. In realtà questo secondo tentativo rappresenta invece molto più di quanto sembra, e soprattutto rischia di tradursi nella solita operazione di palazzo, nella quale il responso delle urne viene derubricato a vantaggio della presunta governabilità del sistema.
Foto LaPresse
Per capire quello che accadrà, dobbiamo tener conto di due fattori importanti. Il primo riguarda direttamente l’affinità elettiva presente tra il partito di Luigi Di Maio e il Partito Democratico. Il secondo, invece, si riferisce solo e soltanto al Movimento, svelandone la più vera e intima essenza politica e ideologica, ancora poco conosciuta. Per quanto riguarda il rapporto con il Pd, questa svolta verso il forno progressista altro non è che la conseguenza logica del veto contro Silvio Berlusconi e Forza Italia. Tutto si può dire, però, meno che la storia del partito principale del Centrodestra abbia rappresentato dal 1994 a oggi la conservazione e l’establishment.
Il modo in cui Berlusconi ha lottato contro i residui parassitari e antidemocratici della Prima Repubblica, l’antiberlusconismo come unico collante che ha tenuta unita tutta la Sinistra, i tentativi fatti a più riprese di riformare da Destra lo Stato, tentativi osteggiati dalla Sinistra di Stato non sono certamente cause indifferenti nel comprendere il veto Grillino, svelando, in definitiva, che cosa il M5S sia e rappresenti oggi, cosa si muove sotto il loro apparente moralismo e chi si agita sopra di loro. Ritenere che FI sia un impedimento alle riforme democratiche che il M5S suggerisce è come dire che Alcide De Gasperi era illiberale. L’ostilità è viceversa di natura molto più pratica e molto meno trasparente di un semplice diniego alla persona.

Di fatto, sabotare l’accordo con il Centrodestra è espressione della vera vocazione del Movimento Grillino, vale a dire quella di essere il partito della restaurazione degli interessi perduti e minacciati, un tempo difesi dalla Sinistra, della prosecuzione con altri mezzi di una blindatura dei favori di un ceto della media borghesia che non vuole perdere quello cha ha, che gioca a nascondino con il finto progressismo, che sostiene un tipo di sindacalismo autoreferenziale e anti laburista impaurito del rinnovamento che Matteo Salvini potrebbe rappresentare.
I viaggi di Di Maio in campagna elettorale per incontrare i finanzieri londinesi, ma anche il desiderio di una parte consistente della Vecchia Sinistra di portare finalmente nell’ambito progressista il Movimento adesso si spiegano da sé e dicono più di tanti commenti. In politica, d’altronde, avviene sempre quello che deve avvenire.
In questo momento il Centrodestra unito è la garanzia più forte che la spinta democratica e liberale, proveniente dal Nord, possa coinvolgere anche il Sud in un reale processo di liberazione della nazione dal ruolo subalterno che l’Europa e il mondo gli ha attribuito: ma, evidentemente, tutto questo non va e conta meno che opporsi a Berlusconi per ottenere il potere a tutti i costi. La domanda vera è: il potere di chi?
Di sicuro non quello della gente comune. Salvini è, in questo, l’opposto di Di Maio, rappresenta, a suo modo, la democrazia dell’uomo qualunque che si contrappone alla sospensione democratica della casta deietta e invisibile che lo domina da sempre. Se egli saprà tener duro personalmente e saprà restare unito con gli alleati, il tempo gli darà ragione contro l’ennesimo tentativo, già presentatosi più volte nella nostra storia, di usare la forza del consenso per spegnere il carattere democratico e liberale che il consenso esprime.