Politica
Governo, Draghi garante di Giorgetti al Mef presso le cancellerie mondiali
GG (Giancarlo Giorgetti), leghista democristiano amico di America e Vaticano
L'eterno numero due della Lega verso il ministero dell'Economia
“Draghi è un fuoriclasse come Ronaldo, non può stare in panchina”. Così parlò il 5 febbraio 2021 Giancarlo Giorgetti, vicesegretario della Lega che ha attraversato tutte le stagioni del Carroccio e che non è mai stato in piena sintonia con il segretario Matteo Salvini. Ma lui, "GG", schivo e introverso e che non ama parlare con i giornalisti (un eufemismo, in realtà detesta la ribalta mediatica), è vicinissimo alla guida di uno dei ministeri più importanti, Economia e Finanze.
Il passaggio dal Mise al Mef è come la promozione dalla Serie B alla Serie A, o come la qualificazione in Champions League... quella che il Southampton per il quale Giorgetti fa il tifo si può scordare essendo, come al solito, in lotta per non retrocedere nella seconda serie inglese.
Il condizionale è ancora d'obbligo, visto che nella Lega fonti qualificate non lo danno per certo. Ma a fare il suo nome è stata, paradossalmente, Giorgia Meloni e non Matteo Salvini (e questo la dice lunga sui rapporti in Via Bellerio). Fatto sta che - spiegano fonti qualificate - o in Zona Cesarini Sergio Mattarella convince Fabio Panetta ad andare al Mef (dopo i ripetuti no dietro i quali l'obiettivo pare essere la poltrona di numero uno di Bankitalia) o questa volta Giorgetti non potrà sottrarsi alla ribalta. Non potrà nascondersi come tutte quelle volte, dopo Bossi e dopo Maroni, che era dato come segretario della Lega e poi si è tirato indietro.
Ma il bocconiano ministro uscente dello Sviluppo economico è un politico navigato e conosce perfettamente sia la macchina del Parlamento (è stato per tanti anni presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio) sia i conti pubblici. Giorgetti fu scelto da Draghi all'inizio dello scorso anno come ministro, dopo che lo stesso Giorgetti era riuscito a convincere Salvini a entrare nel governo di unità nazionale (scelta che ha contribuito fortemente al pessimo risultato elettorale della Lega lo scorso 25 settembre). E, dicono i beninformati, l'eterno numero due della Lega era l'unico all'interno del Cdm a dare del tu al presidente del Consiglio, a quel Super-Mario che in molti nel governo vedevano come un marziano che incute timore.
E - spiega chi mastica la politica da molti anni - sarà proprio il premier uscente a introdurre Giorgetti nelle principali cancellerie, in quelle capitali europee e non solo dopo la parola di Draghi (ora in corsa per il Fondo Monetario Internazionale o la Banca Mondiale) conta moltissimo. "GG", come lo chiamano i militanti leghisti, è convintamente filo-americano (si ricorda il suo viaggio lo scorso anno negli States con tanto di spilletta a stelle e strisce orgogliosamente mostrata sulla giacca), ma non è proprio un habituè delle piazze internazionali. Bene, sarà proprio Draghi a fare da garante occulto, a introdurre e garantire per Giorgetti tanto a Bruxelles quanto a Berlino e Parigi, passando ovviamente per Londra e Washington.
Insomma, in tutto il mondo Occidentale. Altro punto molto importante è che Giorgetti non ha mai, letteralmente mai, detto in vita sua "fuori dall'euro". Anche quando, ad esempio, prima delle elezioni europee del 2014 Salvini girava l'Italia da Nord a Sud con Claudio Borghi con il "BastaEuroTour", definendo la moneta unica "criminale".
Ultimo particolare, che non è affatto un dettaglio, Giorgetti viene considerato negli ambienti che contano più un democristiano che un leghista. "GG" è un cattolico super-praticante (se può, va a messa ogni mattina) ed è amico da moltissimi anni di Monsignor Liberio Andreatta, 74 anni, nato in provincia di Treviso, direttore dell'Opera romana pellegrinaggi. E a Roma - dicono i vecchi esperti di politica - quando hai l'appoggio dell'America (anche grazie a Draghi) e del Vaticano... stai in una botte di ferro.