Politica

Governo: Giorgia Meloni risorsa preziosa

Giuseppe Vatinno

La leader di FdI rappresenta un valore aggiunto nel centro-destra

In queste consultazioni è stata defilata; ha assistito in silenzio e con compostezza alla pantomima di Silvio Berlusconi nella conferenza stampa post Quirinale e si è mossa con circospezione, attenta a non sbilanciarsi troppo, ma rivendicando la correttezza e la bontà delle proprie idee, senza compromessi e senza indietreggiare.

Poche interviste, centellinate con sapienza dal suo ufficio stampa, per evitare inutili sovrapposizione mediatiche di cui la gente comincia a stancarsi.

Ha mantenuto una equidistanza tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ritagliandosi un ruolo da mediatrice per una unità del centro-destra quanto mai determinante in questa fase di contrapposizione con i Cinque Stelle.

Giorgia Meloni, con quasi il 4.5% di Fratelli d’Italia è una preziosa risorsa all’interno della coalizione in cui può smussare gli attriti non solo umani, ma anche ideologici, tra i due “maschi” del centro - destra, entrambi con forte "vocazione alfa".

Fratelli d’Italia ha una Weltanschauung molto vicina a quella della Lega, ma rappresenta maggiormente un concetto di italianità e soprattutto di unità nazionale che il movimento di Salvini non può ancora avere, provenendo appunto dal Nord.

Inoltre, Giorgia Meloni non deve gestire al suo interno intemperanze estremali che lo stesso Salvini deve imparare a normalizzare, se vuole governare dando una idea di affidabilità e stabilità.

FdI, soprattutto al centro e al sud, può rappresentare pienamente le istanze della coalizione, proprio perché forte in questi luoghi e anche nel passato, sotto diverse forme e fattispecie politiche, ha sempre detto le stesse cose insistendo sulla importanza dell’unità nazionale, eredità del Movimento Sociale di Giorgio Almirante, ma declinata in chiave moderna e pragmatica.

Anche in politica estera la leader di FdI ha dimostrato sagacia e intelligenza, tirandosi fuori dalla pericolosa contrapposizione Trump - Putin, entrambi “populisti” e “amici”, ma contrapposti istituzionalmente, scegliendo il leader dell’Ungheria Viktor Orban, che ha anche incontrato in campagna elettorale.