Governo, il M5S furioso con Giorgetti: "Ci sta sabotando, si deve calmare"
Le occasioni di contrasto con la linea dei 5 Stelle sono numerose
Insofferenza crescente nel Movimento 5 Stelle verso Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e vice di Matteo Salvini.
L’ultimo scontro domenica con le frasi riportate dalla Stampa da Varenna, dove Giorgetti avrebbe detto parole dure contro i grillini, a proposito del decreto sul ponte Morandi di Genova, che non ancora arriva, e della revoca della convenzione con Autostrade: "Qualcuno dovrebbe spiegare loro come funziona il diritto". Giudizi subito smentiti dallo stesso Giorgetti, che prima dice di non avere detto quelle cose, poi parla di "forzature", ammettendo che qualcosa forse c’è. E quel qualcosa sta nella storia di Giorgetti, politico abituato a mediare e a trattare con i poteri forti, e nel ruolo che si è scelto da qualche tempo. Cioè quello di 'realista', più moderato di Salvini, con posizioni - scrive il Corriere della Sera - ritenute vicine a quelle del ministro Giovanni Tria. Tanto che quando i 5 Stelle si indignano perché non si trovano i 10 miliardi del reddito di cittadinanza, lui sbuffa: "Cosa c’è da sorprendersi? È il gioco delle parti, il ministro dell’Economia dice sempre di no". Ma è quel tono che irrita i 5 Stelle. Tra i big del M5S qualcuno pensa che questo interventismo di Giorgetti non sia casuale: "Ci sta sabotando, bisogna che si dia una calmata". Altri invece sono più cauti, perché sanno che la partita si gioca anche sui nervi. Giorgetti ce li ha ben saldi, conditi dall'ironia. Come quando, commentando il messaggio audio di Rocco Casalino, dice: "Basta non averlo il portavoce e non c’è problema". Battuta certo non gradita ai 5 Stelle.
Ma le occasioni di contrasto con la linea dei 5 Stelle sono numerose. Fu proprio Giorgetti a intervenire, quando i 5 Stelle furono colti dalla volontà di statalizzare, dopo il crollo del ponte di Genova: "Le nazionalizzazioni? Non credo che con lo Stato funzioni meglio". Battute secche e ironiche. Come quando, nel mezzo delle trattative per il governo, si lasciò sfuggire davanti a un’agenzia: "Di Maio non conta più un cavolo, il leader incaricato sarà Salvini". Sospetti e incomprensioni che risalgono anche a quando scelse per la candidatura olimpica il tridente Milano-Torino-Cortina, invece di sostenere la sola Torino della 5 Stelle Appendino. Il fallimento successivo dell’operazione, con il ministro Toninelli che spingeva Torino, vede un Giorgetti irremovibile: "La vicenda è chiusa".
Non è chiusa invece la questione con M5S. Casalino non ha di certo apprezzato la frase con cui ha liquidato il suo audio: "Il capo della Comunicazione non può cacciare nessuno". Così come non è stato apprezzato quel "dobbiamo rispettare i vincoli Ue". Sui social infuria la guerriglia M5S. Con messaggi chiari: "Attento Giorgetti, Conte ti rigira come un calzino". E ancora: "Ci si può fidare di Giorgetti?".
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