Politica
Governo, le ore più difficili: "Dobbiamo dire la verità, nessuna riapertura"
Il nuovo esecutivo è spaccato tra rigoristi e non. Ma l'avvertimento di Speranza: "Saranno settimane non facili", evidenzia la gravità della situazione
Governo, le ore più difficili: "Dobbiamo dire la verità, nessuna riapertura"
Il governo Draghi è al lavoro su più fronti. Da una parte c'è da riscrivere in fretta il Recovery Fund, dall'altra c'è da affrontare l'emergenza Coronavirus. L'appello di ieri del ministro della Salute Speranza non è stato casuale: "Ci aspettano settimane difficili". La situazione in Italia, a causa delle varianti che stanno prendendo sempre più piede, è complicata. La verità, secondo Speranza, - si legge sul Corriere della Sera - è che l’Italia è ancora dentro l’abbraccio mortale di un virus «insidioso e complicato" e che parlare di riaperture e illudere le persone e gli operatori economici non è serio e non è responsabile. Il tema, che già divide il governo, è uscito con forza ieri durante il vertice sul Dpcm, quando Mario Draghi ha affrontato con i ministri il dilemma delle scuole e la cabina di regia si è spaccata tra rigoristi e aperturisti. Speranza ha ricordato che occuparsi del bene pubblico richiede di "dire sempre la verità, anche quando è scomoda e non porta consenso". Un monito ai protagonisti della scena politica, da Matteo Salvini a quei presidenti delle Regioni che sembrano mettere i numeri dell’economia davanti a quelli della pandemia.
Nelle riunioni di governo - prosegue il Corriere - c’è grande cautela a usare la parola lockdown, ma certo gli assalti degli aperturisti di centrodestra sono stati respinti e Draghi ha fin qui interpretato la linea europea della serietà e del rigore. Il resto lo farà il modello di rischio basato sui tre colori, che presto, se il Covid non rallenterà la corsa, potrebbe drammaticamente dipingere di rosso gran parte dell’Italia. Ed ecco le «settimane molto complicate» del monito di Speranza... Se potesse, il ministro chiuderebbe ancora. Dal primo giorno di pandemia è rimasto immobile sulla mattonella del rigore e di certo non cambierà idea adesso, tormentato com’è dal balzo del tasso di positività al 7,7% e dalle curve di quella variante inglese che il 4 febbraio era al 18% e questa settimana sarà «più che raddoppiata".