Politica

Governo Salvini-Di Maio senza opposizione: la sinistra italiana ha abdicato

Carlo Patrignani

Governo, manca un pensiero forte della sinistra che sta all'opposizione

A far paura non sono Matteo Salvini nè l'inedito, anomalo governo giallo-verde, il Salvamaio, già alle prese con contrapposizioni di sostanza più che di forma, che ne minano la stabilità, quanto l'abdicazione della sinistra, ridotta a tanti atolli deliberatamente incomunicabili, alla sua funzione, al ruolo assegnatole dalla sua stessa storia: progettare e costruire una società egualitaria, giusta, libera e funzionale ai bisogni materiali e immateriali delle persone umane.

Salvini non fa paura a prescindere: è l'espressione vivente di una destra già nota e conosciuta sini dalla fondazione della Lega Nord - quella di 'Roma ladrona' o dei 'terroni' mantenuti - oggi elevata, con 'porti chiusi' per i migranti, alla pulizia etnica - 'prima gli italiani' o 'la pacchia è finita' - in nome di una inesistente 'razza' bianca, superiore.

Inesistente per l'evidenza scientifica, sancita dalla comunità scientifica mondiale, che il Dna di tutti gli esseri umani è identico al 99% e il colore della pelle o degli occhi, come le differenze culturali o linguistiche, sono 'variazioni' minime (l'1%), naturali ed ambientali, che non scalfiscono la 'uguaglianza assoluta' tra tutti gli esseri umani: 'razza' va riservata al mondo animale, per gli umani è attinente la parola 'specie'.

"Io conosco solo la specie umana" ebbe a dire, all'epoca del raid contro gli immigrati a Macerata di Luca Traini arrestato per 'strage aggravata da 'razzismo', l'attuale presidente della Camera, Roberto Fico, per il quale l'immigrazione va affrontata con "l'intelligenza e il cuore: io i porti non li chiuderei" e, qualche giorno dopo, ha aggiunto "l'immigrazione deve essere un qualcosa che venga accolto, però l'accoglienza deve essere sinonimo di integrazione. Perché se non c'è integrazione c'è miseria e c'è insicurezza sociale".

Due impostazioni - quella di Salvini e di Fico - agli antipodi, inconciliabili: e delle due non sta scritto da nessuna parte che nel Paese è maggioritaria la prima, sia per la sua storia: la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo, la vittoria della Repubblica nel '46 e, a partire dalla 'legge truffa' del '53, la ribellione popolare vincente ogni qualvolta la Carta è stata oggetto di manipolazione: la vittoria ai referendun istituzionali del 2006 e 2016, che per la sua cultura: i valori iscritti nella Carta, dalla cooperazione, all'accoglienza e al rispetto degli altri.

Quel che purtroppo manca è l'assenza di "un pensiero forte" della sinistra che ha abdicato non solo a definire e costruire un progetto di società egualitaria, giusta, libera e funzionale ai bisogni materiali e immateriali delle persone umane, ma persino, nelle condizioni date, a far una dignitosa politica di opposizione al Salvimaio con la prospettiva di dar vita a un governo diverso: ha perso e dismesso, in altre parole, i vecchi arnesi che fecero le grandi fortune dell'ex-Pci, molto meno dell'ex-Psi.

Non è gridando 'al lupo, al lupo' e sbandierando a giorni alterni l'antifascismo, in assenza di un fascismo realizzato, come a suo tempo si caratterizzò per l'abolizione della libertà d'opinione e di stampa, per il confino degli oppositori del Regime e per la loro soppressione inumana (da Giacomo Matteotti a Carlo e Nello Rosselli, da Piero Gobetti a Antonio Gramsci, e di tanti partigiani), per la deportazione nei campi di sterminio degli ebrei, per 'i crimini di guerra' mai puniti consumati nelle campagne d'Africa e di Jugoslavia, che si riprende e si riallaccia il rapporto con gli elettori, per fiducia e credibilità.

Se Salvini di per sè non fa paura, nè spaventa, purtuttavia va decisamente circoscritto nella sua onnipotenza senza limiti: e questo è quel che in primis il M5S dovrebbe fare e soprattutto una seria e determinata opposizione parlamentare, cioè la sinistra nelle varie espressioni.   

"La mancanza di una sinistra forte, risoluta e credibile è quella che determina il vero pericolo della destra [...] Il vero pericolo per la democrazia italiana non è 'il lupo della destra dietro la porta', è 'l'agnello della sinistra che si fa agnello' perchè non sa misurare le sue forze, perchè non le sa unire, non sa proporre un suo progetto, in una società che ha bisogno di proposte credibili, suscettibili di sollecitare il consenso delle masse.

"Ora in questo stato di sfiducia che c'è nell'opinione popolare verso la sinistra [...] una delle manifestazioni è l'assenteismo elettorale, in questo momento in cui sono in crisi i partiti e i sindacati, la nostra base sociale, [...] crisi ci sono, derivate da incertezze di strategia [...] di sintesi [...] di proposte sintetiche, che indichino la via, [...] altrimenti le forze di destra, che sono già in predominio, prevarranno per davvero".

Questa analisi, datata 1981, davanti alla 'reinsorgenza' delle destre, Reagan in America, la 'lady di ferro' Tatcher in Inghilterra, Barre e Giscard in Francia e persino il governo socialdemocratico-liberale in Germania, fatta da Riccardo Lombardi è applicabile, con altri nomi, Trump, la signora May, Macron, la Grosse koalition in Germania, alla situazione attuale di una sinistra che ha smarrito la sua ragione d'essere: l'analisi e la critica del capitalismo e i valori fondanti: libertà, uguaglianza, giustizia sociale e politica, emancipazione preferendo dal crollo del Muro di Berlino in poi "passeggiare sulle aiuole del capitalismo magari per togliere erbacce e renderle più presentabili, ma senza porsi il problema di modificare sostanzialmente il sistema", divenuto, sempre per Lombardi, "troppo costoso per tutti noi, per l'umanità intera".