Più volte ho proposto la tesi che il Movimento Cinque Stelle sia un movimento populista che sotto un apparente strato di sinistra (rappresentato dalla base) ha una forte componente fascista ma di un fascismo degli inizi quello ancora in dubbio tra destra e sinistra dubbio che a ben guardare in Renzo De Felice resta fino alla fine, corroborato in questa idea dagli eventi storici che seguirono l’8 settembre 1943 e cioè la nascita della Repubblica Sociale a Salò che nel famoso Manifesto di Verona riprendeva i temi socialisti del Mussolini giovanile intriso di socialismo rivoluzionario.
Grillo non è certo Mussolini ma presenta comunque una sfida interpretativa ai politologi che merita una indagine puntuale.
Tralasciando il passato con le traversate a nuoto dello stretto di Messina di ducesca memoria la notizia del giorno, passata finora abbastanza inosservata, è che Grillo nel suo programma elettorale definisce i sindacati “incrostazioni” e che “ Difendere il lavoratore significa anche promuovere nuove forme di democrazia e partecipazione nei luoghi di partecipazione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale” per giungere a un programma concreto riassunto nella eloquente frase “ La presenza del lavoratore nella governance della propria impresa va disintermediata”.
Qualche anno fa comunque Grillo fu ancora più esplicito e disse di voler eliminare i sindacati.
E qui entra in gioco il povero Giorgio Cremaschi uomo di estrema sinistra ex leader Fiom / Cgil che da tempo di è avvicinato al Movimento e che si trova clamorosamente spiazzato da quanto detto fa Grillo che di fatto vuole fare -se vincesse le elezioni- eliminare i sindacati proprio come fece Mussolini instaurando la Camera dei Fasci e delle Corporazioni che nel caso grillino immaginiamo si chiamerà Camera delle Stelle e delle Corporazioni.