Politica

I 'costruttori' vogliono 3 ministeri. La trattativa con Conte si complica

Di Alberto Maggi

Nero su bianco prima della fiducia. Ira di Pd e M5S

Brusca frenata nella trattativa tra il presidente del Consiglio e i cosiddetti 'costruttori/responsabili'. Il punto sul quale si è arenato il dialogo, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, è legato al fatto che Mastella, l'Udc e i Socalisti vogliono che venga messo nero su bianco che avranno un ministero a testa prima della votazione in Senato di martedì prossimo sulla fiducia. Di fatto, però, questo significherebbe far nascere il Conte ter con le dimissioni del premier nella mani del Capo dello Stato.

Il timore di Conte è quello di rassegnare le dimissioni senza avere la certezza assoluta che ci saranno 161 voti a Palazzo Madama, ovvero la maggioranza assoluta dei componenti dell'Aula, senza la quale, anche se ci sarà formalmente la fiducia il governo sarebbe politicamente debolissimo e di minoranza. I costruttori, dal canto loro, ribattono che prima serve il passo indietro per certificare che avranno un dicastero a testa promettendo che poi ci saranno i 161 voti a favore.

Intanto continuano i malumori nel Partito Democratico e nei 5 Stelle che considerano eccessivo cedere tre ministeri ai costruttori (già la 'piccola' Italia Viva ne aveva troppi, due). I nomi? Già ci sono: Paola Binetti al ministero della Famiglia, Sandra Lonardo (lady Mastella) alle Politiche Agricole e il socialista Riccardo Nencini all'Ambiente al posto di Sergio Costa. Ma questo, inevitabilmente, aprirebbe la strada a un mega-rimpasto con gli appettiti di molti Dem e grillini, proprio quello che il presidente del Consiglio non vuole.

Al momento il borsino dei numeri dà sicura la maggioranza per la fiducia ma sotto quota 161, attorno a 155-156 e quindi a oggi rischia di saltare tutto. Non a caso è molto forte la preoccupazione nel Pd che starebbe pensando di riaprire a Italia Viva, così come una parte del M5S che considera - a microfono spento - meglio i renziani di Udc, Socialisti e mastelliani. Ma se salta tutto, spiegano sia fonti Dem che pentastellate, con Conte che resta al di sotto dei 161 sì a Palazzo Madama, l'ipotesi prevalente è che si corra dritto alle elezioni politiche anticipate. Ma non a giugno, già in aprile, subito dopo Pasqua.