Politica
Il Maurizio furioso: la memoria corta di Landini fa a pugni con la realtà
Il segretario della Cgil se la prende con il governo sul dl Lavoro, ma scorda che ai sindacati spetta proteggere i lavoratori e non solo gli iscritti
La memoria corta di Landini si scontra con la realtà
Forse il Maurizio furioso si è scordato che la precarizzazione stellare è un frutto dovuto a Massimo D’Alema, segretario dei Ds. Forse il Massimo Furioso si è scordato che l’abolizione dell’articolo dello statuto dei lavoratori, di Gino Giugni, è stata fatta da Matteo Renzi, segretario del Pd che ora su Il Riformista, che da domani dirigerà, si straccia le vesti pro lavoratori. Che faccia tosta il Matteo nazionale e che memoria corta il Landini furioso.
E poi svela il motivo dell’iniziale supposto (da lui) feeling tra la Meloni e la CGIL: “Noi abbiamo invitato Giorgia Meloni a Rimini perché abbiamo chiesto al governo di cambiare politiche quindi è venuta al congresso, è stata gentile ma sta facendo delle cose che vanno in un’altra direzione, che non è quella di cui ha bisogno il Paese. Ci vuole una strategia, la gente non arriva a fine mese, non si può essere poveri lavorando, i giovani sono precari e molti se ne devono andare in un altro Paese”. Traduzione: “Abbiamo provato ad arruffianarcela come facciamo di solito ma quella non c’è stata”.
Insomma, siamo alla "gente che non arriva a fine mese”, cosa risaputissima e tristissima, ma che quando la tira fuori un sindacalista vuol dire che è arrivato alla frutta ed oltre. Le intemerate di Landini nel giorno simbolo del 1 maggio sono solo una livida reazione personale, niente di politico, niente di sindacale. Un Landini che ha preso una gengivata e vuole a tutti i costi restituirla alla Meloni, che però come l’eroina di Kill Bill di Tarantino non solo schiva il colpo ma, munita di affilata spada, rintuzza e gode della reazione scomposta del Maurizio furioso che mena colpi a vuoto.