Politica
Il MoVimento 5 Stelle balla sul "corpo" di Salvini
Tutto si può dire del M5s tranne che abbia sbagliato tattica negli ultimi mesi. Ad agosto la Lega sembrava addirittura giungere al 40% mentre il MoVimento stava evaporando; oggi il M5s si è stabilizzato al 20% mentre Salvini è così appannato da scegliere di confrontarsi con Matteo Renzi da Vespa pur di far parlare di sé.
Giuseppe Conte prima ha disarcionato il leader leghista in Parlamento, grazie ad una dialettica ricercata, poi lo ha neutralizzato a livello politico facendo leva su un sistema che è proporzionale.
Si possono avere tutte le opinioni di questo mondo (comprese le mie) sul Governo PD – 5S ma dal punto di vista analitico la svolta pentastellare è stata tatticamente ineccepibile.
Dal punto di vista valoriale (idea di società ed di economia in primis) si possono avere più che dubbi sul M5s di oggi, ma sul come si è giunti a questo punto no.
Il leader della Lega, quando buttò giù la "baracca" governativa, dopo poche ore corse a cena con Berlusconi e Tajani ed iniziò a parlare di "Italia del sì contro l'Italia del no" uno slogan, non a caso, simil Silvio anni '90; tornò inoltre a foraggiare il paradigma destra vs sinistra e ad elogiare la società liberista (usandone la grammatica); stupisce che tra migliaia di giornalisti non ce ne sia stato uno che gli abbia chiesto "ma con Tajani sei sicuro di realizzare la flat tax e lo sforamento del 3%"? (adesso senza più l'orgia televisiva le persone comunque iniziano ad aprire gli occhi e questa cosa se la chiedono...).
In Parlamento il leader leghista (come fosse frenato da qualcosa di oscuro che lo tenesse per i testicoli) per rispondere a Conte riconfermò la versione vaga e confusa dell'Italia del sì vs Italia del no" ("Italia boom ce famo du spaghi" per dirla alla Elio e le Storie Tese) senza riuscire a chiarire chi fosse a dirgli di no! Il leghista Alberto Bagnai in Senato, poche ore dopo l'intervento di Salvini, dichiarò che "il problema era Tria, l'uomo dei no" e descrisse l'ex Ministro, come uno che sosteneva alcuni intenti a Roma ma ne portava a Bruxelles tutt'altri, come un bifacciale di preistorica memoria; Salvini, anche dopo questo atto, ha continuato a parlare dei No alla Tav ed alla Flat Tax senza fare quel nome e senza usare la dovizia di particolari che serviva.
Adesso abbiamo quindi un Conte che non teme più la gogna salviniana ed afferma senza timore che aprirà i porti per dare lavoro a migliaia di giovani africani, in questo modo, simbolicamente, è come abbattesse i templi della precedente dominazione (leghista) neutralizzandone perfino la memoria.
Adesso l'uomo forte è lui.