Politica
Il Pd scivola sulla Gregoretti. Salvini a processo? Jolly elettorale
Gregoretti, il voto in Giunta sul leader della Lega lunedì 20 gennaio
Un piano perfetto. Degno di un romanzo best seller o di un film da Oscar. La Giunta delle Immunità voterà il 20 gennaio la relazione di Maurizio Gasparri che dice no alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini nell'ambito del caso Gregoretti. E la presidente del Senato Elisabetta Casellati è stata decisiva votando insieme alle opposizioni, facendo in modo che la conta finisse 7 a 6. Immediate sono state le polemiche, soprattutto da parte del Partito Democratico, che ha accusato la seconda carica dello Stato di essere di parte. Ma ormai la frittata (per il Centrosinistra e la maggioranza) è fatta.
La Lega e Matteo Salvini hanno tutto l'interesse ad arrivare al voto in Giunta prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna per poi utilizzare il quasi certo via libera al processo all'ex ministro dell'Interno in campagna elettorale. E come spiegano tutti i sondaggisti diventare una sorta di "martire" che finisce alla sbarra per aver difeso i cittadini italiani e i confini della nazionale potrebbe portare non pochi consensi forse decisivi vista la sfida in bilico tra Lucia Borgonzoni e Stefano Bonaccini.
Ad aumentare le possibilità che lunedì 20, sei giorni prima l'apertura delle urne per le Regionali, arrivi l'ok al processo per Salvini è arrivata la notizia che il senatore del gruppo delle Autonomie Meinhard Durnwalder non parteciperà alla Giunta delle Immunità di Palazzo Madama per il voto sul caso Gregoretti perché "si è fatto male ed è in ospedale". A comunicarlo è stata la presidente del suo gruppo al Senato Julia Unterberger. E sulla carta Durnwalder avrebbe votato in linea con il Centrodestra e quindi contro l'autorizzazione a procedere per Salvini.
Lo stesso leader del Carroccio ha già messo le mani avanti preparando il terreno per quella che sarà la campagna mediatica in caso di "condanna" da parte dei parlamentari. Parlando a margine di un comizio elettorale in Calabria, l'ex titolare del Viminale ha affermato: "Sono curioso di vedere chi andrà in Giunta per le Immunità al Senato a dire che sono un criminale. Lo vedremo se difendere l'onore di un ministro che come suo dovere ha difeso l'onore e la sicurezza del suo Paese è un crimine". Ed ecco il piano perfetto che la maggioranza di Pd e 5 Stelle non ha saputo o potuto ostacolare (anche per assenze).
Giocarsi la carta del paladino degli italiani che diventa un "criminale" (testuale) per aver fatto il proprio dovere di ministro su un tema sensibilissimo per l'opinione pubblica come la lotta all'immigrazione clandestina (proprio adesso che sbarchi sono ripresi con il Pd al governo) è un jolly formidabile che potrebbe assicurare quel boost necessario per arrivare alla vittoria di Borgonzoni in Emilia e alla clamorosa sconfitta di Bonaccini con conseguenze nazionali ancora tutte da valutare. Il nervosismo dei Dem e gli attacchi scomposti contro la presidente Casellati, d'altronde, confermano quanto sia elevata la preoccupazione a sinistra.
Che fare il 20? Sconfessare se stessi e non votare l'autorizzazione a procedere a Salvini per non regalargli un'autostrada in Emilia e votare coerentemente rischiando il flop elettorale sei giorni dopo nella Regione simbolo del potere Dem? Un bel dilemma, che quasi sicuramente finirà con il voto a favore del processo al leader leghista (sarebbe clamoroso il contrario) che infiammerà gli ultimi giorni di campagna elettorale.