Politica

Perché Salvini spopola? L'Italia si è rotta i c*ni e ora sente di poterlo dire

Marco Zonetti

Con Matteo Salvini al potere gli italiani esasperati si sentono legittimati a esprimere pubblicamente il loro disagio. Come nel caso della capotreno

Matteo Salvini spopola ed è al culmine del consenso in questa torrida estate italiana. Non bisogna certo essere suoi fan o suoi elettori per notarne la presa sull'opinione pubblica e l'idilliaco rapporto che ha con un'ampia fetta della popolazione, non necessariamente tutta leghista o di destra. Anzi.

Il caso della capotreno e del suo annuncio contro gli "zingari" conferma un assunto, già largamente corroborato dagli autogol della Sinistra e del Pd in particolare sul caso Daisy Osakue: più che razzisti moltissimi italiani sono esasperati, e Matteo Salvini dà loro voce, diventandone una sorta di "paladino".

Senz'altro, accanto a fenomeni di razzismo conclamato come il feroce pestaggio del ragazzo senegalese a Partinico, fenomeni sempre condannabili ed esecrabili, gli episodi di insofferenza nei confronti di migranti o di rom (parliamo ovviamente di episodi che non sfociano nelle violenze fisiche, che restano sempre atti criminali da denunciare e punire senza pietà) derivano dalla sensazione di poter esprimere finalmente la propria opinione nei confronti di ciò che si percepisce come un'invasione del proprio territorio e della propria vita. E questo perché, negli ultimi anni, anziché procedere a una intelligente gestione dei flussi migratori si è insistito sull'idea (o la si è erroneamente veicolata) che l'accoglienza indiscriminata fosse necessaria e distinguesse i buoni dai cattivi, la solidarietà dal razzismo bieco. Ci provò lo stesso Matteo Renzi nel suo libro Avanti ad avanzare l'ipotesi che l'Italia non fosse obbligata per dovere morale ad accogliere i migranti e che andassero aiutati a casa loro, ma fu subissato da critiche e ingiurie dalla Sinistra più pura con paradossali ricadute favorevoli sulla campagna elettorale - ma guarda un po' - dello stesso Salvini.

Secondo Luca Ricolfi, sociologo di Sinistra, le politiche dell'ex Ministro dell'Interno Marco Minniti erano state efficaci contro l'immigrazione incontrollata ma egli fa anche notare che il Pd non è stato capace di "raccontarle" a dovere all'opinione pubblica, proprio perché gravato dalla paura di essere tacciato di razzismo. La morale è che la Sinistra ve l'ha comunque tacciato e i moderati non hanno compreso appieno i passi fatti da Minniti e si sono buttati sulla Lega alle urne.

Stessa cosa vale per la questione "nomadi che delinquono", e parliamo solo ed esclusivamente di quella fetta della popolazione rom dedita a furti e accattonaggio, della quale la Sinistra ha sempre cercato di sminuire i reati malgrado, e non si è certo razzisti nel riconoscerlo, essi siano sotto gli occhi di tutti. Basti prendere una metropolitana a Roma nell'ora di punta per trovare, da anni e anni, minorenni rom intenzionate a rapinare turisti e viaggiatori. Minorenni rom che restano impunite e che, poche ore dopo essere state allontanate, tornano sempre "sul luogo del delitto" a vessare i viaggiatori che pagano il biglietto e che sono costretti anche a difendere i propri beni.

Cosa che accade anche sui convogli della Trenord, dove le aggressioni a dipendenti e capotreni sono all'ordine del giorno, e dove l'accattonaggio disturba i passeggeri (perlopiù pendolari stanchi dopo una giornata di lavoro) ostacolando inoltre il lavoro del personale viaggiante. Il messaggio all'altoparlante della capotreno non è da leggersi come una sfuriata razzista, bensì - seppur contrario alla deontologia professionale - come lo sfogo di una lavoratrice esasperata le cui mansioni vengono spesso rese un autentico inferno da accattoni e delinquenti che si ha paura a contrastare per timore di essere etichettati come razzisti intolleranti. 

Tutti i rom sono poco di buono? No di certo. Tutti i migranti sono criminali? Ovvio che no. Esistono rom e migranti poco di buono e criminali? Sì, e tuttavia dirlo ad alta voce fa storcere il naso ai benpensanti, annovera automaticamente fra i cattivi e ammanta di neri colori chi osi anche solo timidamente farlo notare.

Con Salvini al Viminale, gli italiani stanchi di dover abbassare la testa di fronte a certe situazioni incancrenite da anni di ipocrisia, italiani come la capotreno di cui sopra, si sentono legittimati a potersi esprimere al riguardo. Quel messaggio della capotreno - sapientemente ridiffuso da Salvini, che altrettanto sapientemente ne ha intercettata la valenza - non è di destra, non è di sinistra, non è razzista, non è fascista, non è populista. Quel messaggio è un grido di dolore, senz'altro deontologicamente scorretto nei modi e nei luoghi, ma condiviso da tanti cittadini che, per dirla con lei, si sono rotti i c*ni.

La capotreno pertanto non va di certo premiata, ma neanche licenziata. Professionalmente rimproverata senz'altro ma, se ci resta un briciolo di onestà intellettuale, va umanamente compresa. 

E finché la Sinistra difenderà chi delinque senza pensare neanche per un istante alla disperazione dei lavoratori come la capotreno di cui sopra, sarà destinata a perdere inesorabilmente.