Politica

Israele in guerra, terremoto politico in Italia. Economia ko e governo tecnico

Di Alberto Maggi

Grande preoccupazione a Palazzo Chigi e soprattutto al ministero dell'Economia

Medio Oriente in fiamme, le conseguenze a Roma. Inside

 

Grande preoccupazione a Palazzo Chigi e soprattutto al ministero dell'Economia per le notizie che arrivano da Israele. Oltre all'aspetto bellico e delle vittime ci sono infatti anche risvolti economici. Laddove si aprisse un altro lungo fronte di guerra (come tutto lascia immaginare visto che il leader di Hamas ha detto di voler arrivare fino a Gerusalemme), dopo quello tra Ucraina e Russia, soprattutto in una zona come il Medio Oriente, è molto probabile che le conseguenze sarebbero quelle di un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime, su tutti il petrolio.

La tensione sui mercati internazionali, inoltre, come spiegano fonti della maggioranza, potrebbe indebolire maggiormente i Paesi più indebitati, Italia in testa, stando almeno all'interno dell'Unione europea. E questo vuol dire un probabile aumento dello spread e del rendimento dei titoli di Stato. Il tutto potrebbe tradursi in maglie ancora più strette per il governo, già alle prese con una difficile Legge di Bilancio e un braccio di ferro con Bruxelles. Una nuova fiammata dell'inflazione porterebbe anche la Bce ad aumentare ancora i tassi di interesse, proprio adesso che sembrava che la signora Lagarde avesse smesso con la politica della stretta monetaria.

Insomma, effetti pesanti e preoccupanti per i conti pubblici con aumento del debito e del deficit, calo del Pil, incremento dell'inflazione e perfino dei tassi di interesse. A rischio, potenzialmente, gli obiettivi del governo scritti nella Nadef come ad esempio il taglio del cuneo fiscale per tutto il 2024 fino a 35mila euro. Ma attenzione anche ai prezzi della benzina e del diesel che potrebbe ulteriormente impennarsi obbligando l'esecutivo a intervenire.

Ma i soldi non ci sono e già oggi l'Unione europea storce il naso guardando a Roma. Figuriamoci con una nuova guerra nella zona più calda del globo e con la riforma del Patto di Stabilità tutta scrivere. Grande attenzione, quindi, nel governo e in particolare a Palazzo Chigi e al Mef. Se la situazione in Israele non si calma e se ci fosse una guerra lunga e duratura per l'Italia si metterebbe malissimo. E tutto ciò altro non fa che far tornare le voci di un governo tecnico e di emergenza per "salvare l'Italia", soprattutto in vista del giudizio delle agenzie di rating (in particolare di Moody's il 17 novembre).

D'altronde con un'Italia in ginocchio, scenario simile al 2011 anche se per motivi completamente diversi, il Presidente Sergio Mattarella non manderebbe mai il Paese alle urne con due guerre in corso e il mondo in ebollizione. A quel punto il "senso di responsabilità" prevarrebbe in quasi tutte le forze politiche. Forse solo Fratelli d'Italia resterebbe fuori dal governo di salvezza nazionale. O una parte, dopo una possibile scissione. Quando sta accadendo in queste ore in Israele rischia davvero di stravolgere gli equilibri politici a Roma.