L'informazione al servizio dell'establishment culturale e politico - Affaritaliani.it

Politica

L'informazione al servizio dell'establishment culturale e politico

Carlo Patrignani

Establishment culturale, politico e finanziario tra informazione e dittatura soft

Avoja a dì libera informazione! Quel che ci sovrasta è 'la dittatura-soft' dell'establishment culturale, politico e finanziario che in base al principio assolutistico della 'governabilità' sganciata dalla 'morale', dai valori - uguaglianza, diversità, libertà, giustizia sociale, laicità - che la politica traduce, 'dovrebbe' tradurre in atti concreti, impone ciò che è Male e ciò che è Bene.

E lo fa con l'opera certosina dei 'suoi' mezzi d'informazione sempre meno credibili dove alla repellente, odiosa e presente 'censura' si è sostuita l'obbligata 'autocensura' (primum vivere) per cui chi fa informazione, la fa sulla scia di quanto 'non disturba il manovratore', l'editore, evitando accuratamente, a priori, qunto invece lo disturba.

Ne discende, tranne poche eccezioni, un'informazione pressochè piatta, omogenea, che spesso scivola nella dis-informazione per essere il più possibile rispondente agli interessi, velati o meno, dell'editore-manovratore: alla presa dei tentacoli dell'establishment, grazie alla Rete, sfuggono quotidiani on-line e social network, come una larga fetta degli elettori e il non voto.

Si prenda il diffuso fenomeno sociale del bullismo o dell'autolesionismo, come il cutting, o delle baby gang che seminano violenza del tutto gratuita: sono segnali inequivocabili di un disagio, di un malessere che riguarda adolescenti e ragazzi: bene, quali analisi e quali risposte sono reperibili sui media?

Il bullismo "è opera di Satana", è "una traccia del peccato originale", inizierebbe nell'infanzia per "un desiderio di aggredire" e come non bastasse "quanta malvagità c'è nei bambini": sono le recenti affermazioni di Papa Francesco ripetute e ben messe in mostra dai media. Giusto. Ma non sarebbe, poi, corretto e doveroso approfondire la questione?

Vade retro Satana: ipse dixit. Questa è l'analisi e queste sono le risposte. Al più è ammessa la parola "educazione", tratta dal vetusto e infruttuso metodo di Maria, la pedagogista - ieri Montessori, oggi De Filippi - senza mai infrangere il tabù della "naturale cattiveria" del bambino, la tendenza "[...] a sottomere gli altri. Questo è l'istinto primordiale, innato, esclusivo. E spetta a chi educa insegnare a contenere l'istinto primordiale...", come ha sentenziato il maestro dell'establishment culturale, politico e finanziario, Eugenio Scalfari.

Sembrerebbe che nun c'è trippa pe' gatti. Non è, per fortuna, così. Basta sfogliare, per chi non è affetto da "svogliatezza", il numero 1/2018 della rivista, diretta da Andrea Masini, 'Il Sogno della Farfalla', per scoprire un altro modo di far informazione sin dall'incipit, "è che non ci si fida dei bambini", e dalla premessa, "scuola e salute mentale: un ponte da costruire", prima di immergersi  "nell'adolescenza. crescita, sviluppo, crisi", passando poi dalla "svogliatezza" a quel che è sta sotto "la dispersione scolastica", dal "rapporto docente-discente: modelli culturali e falsi miti" al "comportamenti a rischio", come il cutting e il bullismo che "è l'espressione di una patologia mentale sottostante", cosa che disturba l'establishment, i suoi profeti e i media.