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Politica
La crisi delle carceri e le insidie della Lega. Meloni, il dopo-Ferragosto della Premier si fa bollente

Meloni, il dopo-Ferragosto della Premier si fa bollente

Dopo quella di pochi giorni fa a Catanzaro, la nuova maxi rivolta di ferragosto nel carcere torinese delle Vallette con 120 agenti della polizia penitenziaria impegnati e una decina in ospedale è solo l’ultimo atto dello stato di crisi delle carceri italiane, un episodio deciso dai detenuti per richiedere sconti di pena o indulti a causa della carenza di spazi di detenzione e della loro invivibilità.

Per fronteggiare i detenuti violenti che anche nello scorso anno sono stati protagonisti di quasi 2000 aggressioni c’è la richiesta dell’uso del Taser o di altri strumenti similari. Da più parti si chiede l’impiego immediato di altre forze, quali l’Esercito, perché l’ordine e la sicurezza interne sono al limite e si temono conseguenze anche per la cittadinanza.

Il piano Nordio sulle carceri punta su edilizia e rieducazione del detenuto, diminuire la popolazione carceraria e far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti presso le comunità. Piano che divide la maggioranza e vede contrarie le opposizioni. Forza Italia punta sulle misure alternative mentre Fratelli d’Italia non ci sta e frena. Una brutta bega per Meloni che di nodi da sciogliere subito dopo le brevi ferie agostiane ce ne ha da vendere.

Da più fronti, non solo quello delle opposizioni guidato dal Partito democratico, si è pronti a soffiare sul fuoco, accentuando le divisioni del centrodestra. L’obiettivo è politico: indebolire l’esecutivo, in particolare mettere la mordacchia alla premier Meloni, condizionandone le scelte di politica nazionale e internazionale.

La stessa competizione fra Forza Italia e Lega, sempre più accentuata anche rispetto alle collocazioni internazionali e alle possibili prospettive politiche diverse: il partito di Tajani punta a conquistare elettoralmente i moderati di centrodestra e di centrosinistra e nelle Ue sta con Von der Leyen mentre quello di Salvini tende fortemente a destra cercando di togliere spazio alla Meloni con Fratelli d’Italia attiva per andare oltre il 30% elettorale.

Intanto Meloni gongola dopo i dati di Bankitalia con il boom di entrate tributarie: il mese di giugno + 10% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e con un +7,5% complessivo per il primo semestre dell’anno.

“Dati che dicono – secondo il deputato di FdI Saverio Congedo, capogruppo in Commissione Finanze - quanto le politiche fiscali dell’Esecutivo di centrodestra stanno funzionando, che la riforma fiscale si rivela azzeccata e che l’impegno perché l’idea radicata di fisco vessatorio si modifichi nella realizzazione di una fiscalità amica che premia i contribuenti onesti e sanziona gli evasori è efficace e vincente”.

Ottimismo realista o esagerato? Si vedrà. Intanto, i nodi da sciogliere a livello nazionale e internazionale sono tanti e riguardano sia il governo che le opposizioni e i partiti di entrambi gli schieramenti. Non bastassero i tanti e gravi problemi aperti, dietro le quinte si tessono i fili, o meglio le trame, per il nuovo inquilino del Quirinale, anche se mancano oltre quattro anni alla scadenza di Mattarella.

Se la riforma del premierato dovesse passare, saranno gli elettori a eleggere il nuovo Premier. Una rivoluzione. Che, come tutte le rivoluzioni, non si improvvisano. Che dire delle aperture sui “diritti”, apparentemente salamecchi, di Forza Italia al Pd? In politica tutto può accadere, anche una alleanza futura di governo fra Pd e Forza Italia. Il rischio, per Tajani e Schlein, è quello di mettere insieme i perdenti.






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