Politica
La realtà distopica di Landini e la lezione incompresa del Pd
Se continua sulla stessa strada, Schlein è condannata a non diventare mai alternativa di governo
Gli evidenti problemi di realismo di Landini e Schlein
Dati recenti dimostrano un’economia europea e un mercato del lavoro in discreta salute, soprattutto in Italia (con tassi di disoccupazione ai minimi storici), tanto in salute che la stessa BCE ci va piano a calare i tassi tenendo sotto controllo l’inflazione.
Ascoltare Landini qualche giorno fa, ospite di In Onda su La7, annaspare nei numeri cercando di dimostrare l’indimostrabile, ovvero che siamo un paese alla deriva perché il lavoro c’è ma è mal pagato e poco tutelato, significa solo distorcere la realtà per altri interessi.
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Nessuno nega che in Italia ci sia un problema di salari, ma nessuno dovrebbe nemmeno negare che ci sia un problema di produttività, unica via per la crescita dei salari. Peccato che per oltre un’ora Landini, senza alcun contraddittorio, non abbia mai pronunciato quella parola, puntando tutto sulla Costituzione, sui diritti, sul subappalto, sul rischio fascismo, sulle mobilitazioni, ecc.
Tutto molto nobile, ma tutto molto fantasioso. Se la Schlein continua a inseguire queste sirene sindacali, manterrà solo una forte connotazione identitaria ma è condannata a non diventare mai alternativa di governo. Non so se a Schlein abbiano illustrato i flussi elettorali, capirebbe che ormai la classe operaia ha spostato i sui voti in aree lontane dalla sinistra.
Si legga, la Schlein, il manifesto di Starmer in Gran Bretagna, si rilegga Tony Blair, torni con i piedi per terra, lasci a Landini il ruolo che gli compete (fare contratti collettivi), parli con le imprese, apra il fronte della produttività, non demonizzi il job’s act, sposti al centro del buonsenso le sue politiche. Ciò non significa abdicare alla sua base ideale, che deve restare (soprattutto nelle sue componenti libertarie, aborto in primis), significa però fare un bagno di realismo, soprattutto economico.
Dichiarare, come ha fatto Schlein alcuni giorni fa, “rilanciamo la sanità pubblica” va bene, ma dica come, con quali risorse e con quali tempi smontando così gli spot meloniani. Sproni Meloni sui conti pubblici, ma con dati alla mano, dica perché il nuovo Patto di Stabilità non va bene e come lo avrebbe contrattato in Europa.
Chieda conto a Meloni della prossima procedura d’infrazione, ma non solo puntandole il dito addosso, dica anche come l’avrebbe evitata visto che Schlein e soci avrebbero oltretutto mantenuto sia il reddito di cittadinanza che il superbonus. Intanto, mentre Meloni si esibisce nella pizzica e Schlein balla sui carri del Pride, noi invidiamo i sudditi della famiglia reale inglese.