Politica
La tragica agonia del Pd, il partito Idra che divora le sue stesse teste

Minniti si è appena proposto per la segreteria dem ed ecco che già spunta un nuovo candidato a seminare zizzania, mentre Renzi si defila
Nell'infuocata Assemblea del Pd tenutasi nel fine settimana, ha tenuto più banco l'invettiva del giovane Dario Corallo contro il virologo Burioni che le dimissioni di Maurizio Martina o la candidatura dell'ex Ministro dell'Interno Marco Minniti alla segreteria del Partito.
La reprimenda di Corallo contro la dirigenza ha fatto il paio con quella di Katia Tarasconi, che ha invitato dal podio tutti gli attuali vertici del Partito Democratico a dimettersi, confermando per l'ennesima volta l'annosa deriva autodistruttiva dei dem.
Nel Pd, infatti, si taglia una testa dell'Idra ed ecco spuntarne altre due, tre, quattro, cinque, e così via che non vanno nondimeno a rafforzare il corpo centrale come la creatura mitologica bensì a fagocitarsi e scannarsi a vicenda, dando origine a nuove scissioni, atomizzazioni, polverizzazioni del partito, a tutto vantaggio degli avversari.
L'assenza di Matteo Renzi dall'Assemblea è stata del tutto emblematica riguardo ai suoi progetti futuri esterni (o paralelli, ma tant'è) al Pd, malgrado - come sempre nel suo caso - assurga comunque a convitato di pietra e a shakespeariano "fantasma di Banquo" che tormenta le miriadi di piccoli Macbeth e Lady Macbeth intenzionati a liberarsi definitivamente di lui.
Un'Idra politica quella democratica, insomma, come già suggerito sopra, le cui tante teste in contrasto vicendevole danno vita ad altrettante correnti, correntine e spifferi che raffreddano gli elettori e indeboliscono la salute del partito stesso, attualmente in agonia di consensi e di visione strategica futura. E in questo senso ha ragione Vittorio Feltri quando dice che, nel Pd, basta che qualcuno si svegli con la luna storta per dare origine a una nuova corrente ostile alle altre e soprattutto alla linea del segretario. La stessa candidatura di Minniti, seppur praticamente annunciata da mesi, dilania ulteriormente il partito, rinfocolando la guerra fratricida che infuria da anni tra renziani e antirenziani (l'ex Ministro dell'Interno è considerato vicino al fiorentino ex Premier) ruotando costantemente su se stessa come una vite cieca e creando lacerazioni sempre più dolenti.
Di questo passo, in questa dissennata corsa all'autodistruzione, lo spettro del tanto temuto massacro alle Elezioni Europee si consolida sempre di più e allunga la sua fosca ombra sul futuro di un partito che, solo qualche anno fa, era al 40 % dei consensi e governava l'Italia. Un partito nel quale il potere, anziché fungere da collante e da incentivo a mantenerlo, diventa pomo della discordia e pretesto per mandare alla malora tutto, come nella miglior tradizione della Sinistra italiana. Inesorabilmente, protervamente, ostinatamente, anche a costo di lasciare il Paese senza un'opposizione degna di questo nome.