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Draghi al Quirinale? Lega decisiva. La partita Salvini-Giorgetti e... Inside
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E' evidente, poi, che gli altri partiti giocano a divere la Lega. Eloquenti le parole di oggi di Matteo Renzi: "Giorgetti è una persona seria, io non ho le sue idee. Ne ha date secche a tanti, ci sono 4 milioni di romani che vanno a votare e lui che è di destra dice: il migliore è Calenda. Ha ragione lui. Anche secondo me è il migliore. Penso che Calenda possa andare al ballottaggio e a quel punto sarà il sindaco di Roma". Ma anche dal Pd non arriva mai una critica a Giorgetti, nonostante guidi un dicastero difficilissimo con tantissimi nodi e dossier caldi, mentre contro Salvini e un attacco quotidiano e senza soluzione di continuità. L'obiettivo è chiaro, soffiare sul fuoco di quelle divergenze sul modo di stare nel governo Draghi sperando di arrivare alla spaccatura e all'uscita della Lega (o di un parte di essa) dall'esecutivo di larghe intese.

Ma anche Fratelli d'Italia, a microfono spento, gongola di fronte alle famigerate 'due Leghe', vere o presunte, per imporsi come partito guida del Centrodestra. Mentre un idebolimento di Salvini allontana la federazione con Forza Italia e spinge gli azzurri sempre più verso il Pd (e Renzi), come dimostrano anche le scelte politiche dei ministri Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini (ad esempio sul Green Pass in perfetta sintonia con i Dem). Insomma, l'esito del voto di domenica potrebbe essere uno spartiacque decisivo per capire l'evoluzione del tema politico chiave di questo periodo, ovvero "che cosa acceda nella Lega?".

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