Politica

Lega, Salvini-Giorgetti e la svolta 'inciucista'. Serve a far pace con...

Alberto Maggi

Dalla rabbia della Meloni all'avvicinamento al Ppe. Inside

"Se Fratelli d'Italia non è contenta ce ne faremo una ragione, noi andiamo avanti", sussurra un parlamentare leghista di lungo corso dopo aver letto le invettive di Giorgia Meloni, furiosa per la svolta delle larghe intese di Matteo Salvini. Nel Carroccio non si fanno grandi illusioni e sanno che né il Pd né i 5 Stelle accetteranno la proposta del Capitano. Che dagli ex padani viene declinata più o meno così: dobbiamo dimostrare agli occhi dell'opinione pubblica che l'interesse generale del Paese viene prima di quello del partito. In Puglia c'è una situazione esplosiva con - tra Popolare di Bari ed ex Ilva - 50/60 mila famiglie a rischio nel giro di 50/100 chilometri.

Una svolta quella di Salvini molto democristiana che ha scavalcato al centro Silvio Berlusconi e Forza Italia ottenendo il placet di Mara Carfagna, certo non una sovranista, e dell'ultimo rappresentante dello scudo crociato in Parlamento, Gianfranco Rotondi. Dietro le larghe intese per salvare l'Italia c'è chiaramente Giancarlo Giorgetti, il più moderato dei leghisti che si è perfino spinto a ipotizzare un governissimo "tutti dentro" guidato dal disoccupato più autorevole d'Italia, Mario Draghi.

In molti però leggono la mossa del duo Salvini/Giorgetti, che ha letteralmente lasciato di stucco FdI, come un modo per superare le perplessità dei cosiddetti poteri forti - nazionali e internazionali - su un eventuale esecutivo a guida Lega. Che poi potrebbe vedere Salvini sia premier sia ministro dell'Interno, ipotesi avanzata dallo stesso leader del Carroccio ad Affaritaliani.it (clicca qui per leggere l'intervista), o Giorgetti a Palazzo Chigi e Salvini al Viminale. Insomma, un tentativo destinato quasi certamente al fallimento pensando già al dopo-elezioni.

Mostrarsi "responsabili" nei confronti del Paese serve al Capitano per evitare il fuoco di fila di Quirinale, cancellerie europee, Vaticano e di tutti quei rappresentanti dell'establishment che finora hanno visto come fumo negli occhi la sola ipotesi di un governo Salvini o comunque a trazione leghista. Chissà poi se questa mossa avvicini anche la Lega al Partito Popolare Europeo annacquando le posizioni no-euro di Borghi e Bagnai in favore di un moderatismo che potrebbe portare il Carroccio nei prossimi mesi direttamente nella stanza dei bottoni a Roma come a Bruxelles.