Legge elettorale, Renzi: non sono entusiasta ma sì al tedesco - Affaritaliani.it

Politica

Legge elettorale, Renzi: non sono entusiasta ma sì al tedesco

Entro la prima settimana di luglio via libera defitivio in Parlamento. Accordo Pd-Forza Italia

"Inizia un cammino, nel solco di una tradizione". Matteo Renzi apre i lavori della nuova direzione del Pd, "è una strada nuova, difficile, che sicuramente ci porterà nei prossimi 4 anni a lavorare insieme a sfide diverse", così il segretario che la prende larga, all'inizio, e non parla,  all'inizio, nè di legge elettorale nè di scadenze autunnali. Si sofferma sulla "qualità" del partito, "l'unica forza in Italia che continua ad avere la capacità di essere democratico al proprio interno: discute, si confronta, talvolta, spesso, litiga ma assume su di sè la responsabilità. Per noi la democrazia è un valore". Poi dritto al punto.

"Quando si vota? Non è un problema da discutere adesso. La domanda giusta è 'quando si vota la legge elettorale?', e io rispondo entro la prima settimana di luglio", così il segretario. "Sono contento della nuova legge? 'No, non è la mia legge, però registro una significativa convergenza tra FI, M5s, la Sinistra di Fratoianni e anche la Lega sul sistema tedesco e i suoi elementi inamovibili, la soglia del 5 per cento e il nome scritto sulla scheda. Quindi la vogliamo perchè accettiamo una sorta di pacificazione istituzionale con il 90 per cento dei partiti italiani". "Propongo quindi di aderire e votare la relazione con il consenso del Pd per andare ad accettare il sistema tedesco, da votare entro la prima settimana di luglio".

"Ringrazio Gentiloni, che vedo qui, per come ha gestito il G7" gli riconosce il segretario, "il Pd ha scelto di sostenere il governo qui, noi contnuiamo in questa direzione perchè il governo è nella pienezza delle sue funzioni. Lavoro straordinario su pensioni, periferie, povertà, i Pit, novità della legge di Bilancio, i 47 miliardi del decreto dei finanziamenti... Quando si vota? Si decide nei luoghi istituzionali e poi viene prima l'interesse del Paese dell'interesse del singolo partito, difendiamo però il diritto di voto dei cittadini. Il passaggio elettorale non è un pericolo per la democrazia, ragioniamo invece su cosa serve da qui ai prossimi 5 anni" così ancora Renzi. Sì, in sala c'è anche Paolo Gentiloni, il premier dato in uscita in autunno. Nelle ultime ore però emerse le contrarietà di 31 senatori del Pd, ("Puntare ad un ritorno alle urne in autunno, subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l’esercizio provvisorio di bilancio… significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio", questo hanno scritto i 31 senatori dissidenti), a cui si aggiunge anche il no di Andrea Orlando. E un netto "no" alle elezioni a ottobre viene anche da Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, mentre entra in direzione: "Si voti subito, o a febbraio", sottolinea, "andare a votare durante la sessione di Bilancio è un rischio che non ci dobbiamo assumere".

Ladirezione Pd si è aperta con il ricordo di Matteo Orfini del 'compagno' Guido Quaranta, vigilante fin dai tempi di Botteghe Oscure, scomparso improvvisamente la scorsa notte. E tutti, commossi, hanno osservato un minuto di silenzio.

ACCORDO PD-FORZA ITALIA ANCHE SUI TEMPI

L'Italia corre verso le elezioni politiche anticipate a settembre. "Durante l’incontro tra il Partito democratico e Forza Italia in merito alla riforma della legge elettorale, i capigruppo Dem e `azzurri´, Rosato, Zanda, Brunetta e Romani, hanno concordato - certifica una nota del gruppo FI alla Camera - un calendario dei lavori per le prossime settimane». Dunque «domani, mercoledì 31 maggio, verrà presentato in commissione Affari costituzionali a Montecitorio il maxiemendamento Fiano al testo base; giovedì 1 giugno inizieranno le votazioni in Commissione; il nuovo testo base arriverà in Aula alla Camera lunedì 5 giugno, e qui verrà approvato nel più breve tempo possibile; il testo licenziato dalla Camera arriverà al Senato, dove la nuova legge elettorale verrà approvata in modo definitivo entro la prima settimana di luglio». L’accordo tra i due partiti rende più concreta l’ipotesi di un voto già in autunno.

L’ipotesi di base era stata però bocciata dai 31 senatori «orlandiani»: puntare al voto dopo l’estate, scrivono in un documento, «subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l’esercizio provvisorio di bilancio... significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio». Ma gli orlandiani non puntano allo strappo: secondo la loro posizione la Direzione nazionale, «prima di assumere sulla legge elettorale decisioni impegnative per tutti», deve «ascoltare le valutazioni dei gruppi Pd di Camera e Senato». Nel documento dei 31 si sottolinea che l’obiettivo del Pd dovrebbe essere: «un patto politico di unità valorizzando il pluralismo dei contributi, il ruolo degli organismi dirigenti e quello dei gruppi parlamentari, affinché tutto il Pd possa al meglio vedere esaltate le proprie potenzialità e capacità di guida del Paese».

Dal canto suo, il premier Gentiloni fa sapere che il governo «nella pienezza dei suoi poteri» intende mantenere gli impegni presi, mentre il ministro Padoan avverte che «sotto ciclo elettorale, i cambiamenti (e dunque le riforme, ndr) sono difficili». «Le elezioni non sono mai un problema» ha commentato da Bruxelles a riguardo il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici.

Da Milano, a poche ore dalla direzione del Pd incentrata sul sistema di voto, Silvio Berlusconi aveva fugato i dubbi su una sua possibile ostruzione alla soglia del 5%, anzi. «Se fosse per me lo porterei all'8», dice il leader azzurro a margine di una cerimonia a Milano. Nella serata di lunedì circolava la voce di un colloquio telefonico tra Matteo Renzi e il presidente di Fi. Notizia confermata dallo stesso Berlusconi: «Abbiamo parlato solo di regole e non di altri contenuti politici. D’altra parte anche il patto del Nazareno era un patto che riguardava solo le regole e la legge elettorale». E le regole sembrano essere due aspetti non tanto marginali della versione italiana del modello tedesco: il triplo "paracadute" per i candidati illustri bocciati e la cancellazione della norma «salva Alfano», quella che in Germania prevede un ingresso in parlamento per quelle forze politiche che vincono almeno tre collegi uninominali pur non raggiungendo il fatidico 5%.

Una soglia che sembra essere il nodo che allontana le posizioni di Pd e centristi e crea ulteriore tensione all'interno della maggioranza di governo. In realtà Angelino Alfano, poco prima di riunire i vertici di Area Popolare, martedì mattina ostenta sicurezza: «Non abbiamo posto la questione della soglia, ma una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%», sottolinea il ministro degli Esteri Angelino Alfano ricordando che «ci sono tante forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato disponibilità ad aggregare una coalizione liberale popolare che supererà la soglia, se sarà quella». Non solo, il leader di Area Popolare attacca apertamente i dem: «In questo momento così delicato non si vota per la legge elettorale, ma si vota lo scioglimento delle Camere e io non capisco l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità. Rivolgo un appello al Pd prima della loro Direzione: pensino all'Italia e al danno che questa impazienza di rientrare a Palazzo può fare all'economia».

In linea con la posizione del suo movimento anche il vice presidente della Camera Luigi Di Maio: «Per quanto ci riguarda diciamo di andare a votare il prima possibile. Le manovre correttive di bilancio le faremo noi con un governo cinque stelle perché crediamo di poter arrivare al Governo», ha detto l’esponente pentastellato. a margine del convegno «Co2 Free». «Il modello tedesco - ha proseguito - permette ad una forza politica di avere il 40% dei consensi e di avere la maggioranza al governo. Noi siamo fiduciosi di poter vincere le prossime elezioni».

"Sotto cicli elettorali in Italia, ma anche negli altri paesi, e' molto difficile fare cambiamenti". Ad affermarlo e' il ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, durante il convegno Per rendere l'Unione economica e monetaria sinonimo di crescita organizzato da Arel e l'Istituto Jacques Delors. Per il ministro e' "opportuno pensare a meccanismi politici che permettono la transizione verso istituzioni piu' forti, al netto dei cicli elettorali" e "avere l'impulso politico per portare avanti il cambiamento".