Politica
Letta teme il golpe nel Pd. Pronta la contromossa, elezioni nel 2022
Pd, manovra a tenaglia liberal-sinistra preoccupa il segretario Letta
Elezioni a settembre 2022 con Draghi al Quirinale e Franco premier (governo balneare)
Enrico Letta "vuole cambiare i gruppi parlamentari nei quali non incide per nulla. Allo stesso modo Conte, Salvini e Meloni preferiscono il voto nel 2022 perché più utile per i loro partiti. Noi invece siamo concentrati su ciò che serve all'Italia". Parole nette e chiare quelle della capogruppo di Italia Viva alla Camera Maria Elena Boschi. Che, in vista di possibili elezioni anticipate, afferma: "Il Pd scelga. Se preferisce allearsi con Toninelli anziché con Bellanova vorrà dire che non ci sono più i compagni di una volta e ne prenderemo atto. Se il Pd sposa i populisti noi lavoreremo per una casa comune liberal democratica e certamente riformista".
E' davvero così? Ha ragione Boschi? Letta ufficialmente continua ad affermare, a dire il vero senza troppa enfasi, che la legislatura deve arrivare alla scadenza naturale, ma parlando con varie fonti di maggioranza, anche Dem, l'impressione, forte, è che le parole della capogruppo dei renziani a Montecitorio non siano affatto lontane dalla verità. Facciamo un passo indietro. Negli attuali gruppi parlamentari del Pd Letta controlla al massimo il 30% di deputati e senatori ed è un continuo trattare, mediare e ricercare la sintesi per non apparire nel governo e agli occhi del premier Mario Draghi lacerati e divisi (come i 5 Stelle).
Da un lato, come ha scritto Affaritaliani.it, si sta formando una nuova corrente formata dagli ormai ex renziani di Base Riformista, dal ministro Lorenzo Guerini a Luca Lotti, insieme all'ex capogruppo alla Camera Graziano Delrio e agli amministratori locali più famosi come Stefano Bonaccini e Dario Nardella. Una corrente che guarda al centro, liberal, e che ha un atteggiamento cauto sull'alleanza con i pentastellati. Sul fronte opposto, sabato scorso a Roma si è riunita a porte rigorosamente chiuse la corrente degli ex zingarettiani, Prossima, una corrente dichiaratamente di sinistra della quale fanno parte anche le Sardine e il vice-segretario Peppe Provenzano.
L'obiettivo è quello di portare avanti le battaglie più identitarie, e appunto di sinistra, come il salario minimo e incidere nella partita del Quirinale. In questo quadro, spiegano fonti Dem, Letta si sente come preso in mezzo in una morsa a tenaglia tra i liberal-riformisti e la sinistra ed è come se avesse il timore che possa accadere qualcosa a livello di segreteria e di leadership. Anche perché, ad esempio, il ministro Dario Franceschini, leader di Area Dem, è stranamente silente e fermo ormai da mesi. Ecco perché Letta potrebbe assecondare la voglia di elezioni di Salvini e Meloni (e Conte) proprio per imporre le sue liste elettorali, controllando i nuovi gruppi parlamentari ed evitando il golpe interno.
Il modo per andare al voto? Se davvero Draghi dovesse essere eletto alla presidenza della Repubblica, al momento è l'unico che mette insieme tutti, e a Palazzo Chigi dovesse andare il ministro dell'Economia Daniele Franco, è impressione diffusa tra i parlamentari che un esecutivo debolissimo non possa assolutamente reggere la prova della Legge di Bilancio del prossimo anno, con le elezioni alle porte e i partiti che spingono in direzioni opposte. Lo sbocco potrebbe essere quello delle urne a settembre 2022, come in Germania, dopo qualche mese dell'esecutivo balneare guidato da Franco.