Politica

Libertà di riunione limitata dal Ministero, la fine dello Stato di diritto

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Con una direttiva del Ministro degli interni, è stata derogata la libertà costituzionale di manifestare

La direttiva traccia peraltro alcune linee-guida che i Prefetti dovranno adottare, infatti specifica che “per assicurare la più efficace tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, determinate manifestazioni potranno tenersi esclusivamente nel rispetto di specifiche modalità di carattere restrittivo, per le quali, ad esempio, potrà essere disposto lo svolgimento in forma statica in luogo di quella dinamica, ovvero prevista la regolamentazione di percorsi idonei a preservare aree urbane nevralgiche”. Spetterà dunque ai Prefetti decidere, provincia per provincia, se la manifestazione dovrà essere “statica” o “dinamica”, preservando eventualmente centri storici o aree strategiche. Statica a Milano dove possono nascere casini, dinamica a Genova dove di solito non succede nulla? Staremo a vedere. 

Riassumiamo. Il diritto costituzionale della libertà di riunione viene pesantemente limitato non con una legge ordinaria ma con un atto amministrativo del Ministero dell’Interno, il quale a sua volta rimanda ad una sotto-direttiva dei Prefetti e dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica. Dallo Stato di diritto allo Stato amministrativo. Draghi ha raggiunto il vero l’obbiettivo. 

Dulcis in fundo. Tra le linee-guida tracciate dal Ministero dell’Interno con la direttiva in questione, c’è anche quella che prevede che “nell’esercizio del potere del Questore di cui all’art. 18 TULPS, andrà altresì valutata ogni altra prescrizione finalizzata al rispetto delle misure anti contagio”. Si lascia, insomma, ai Questori (cioè ai capi provinciali della Polizia di Stato) la completa libertà di azione. Così ai manifestanti una bella manganellata nei denti non gliela toglie nessuno