Politica

Luciana Castellina e il vitalizio che se ne va

Giuseppe Vatinno

Il vitalizio conquista dei lavoratori

Nella torrida estate delle contrapposizioni tra sovranisti nazionalisti e radicalchicchisti mondialisti rolexati e atticati, si inserisce anche Luciana Castellina, ex parlamentare Pdup della sinistra “dura e pura”, fondatrice e Il Manifesto.

Non lo fa direttamente, ma lo fa intervenendo sulla questione dei vitalizi quando si è accorta che il suo, dopo i tagli proposti da Fico, passerà da 4.314 euro a 783 euro, una bella botta (più dell’80%) per chi era abituata come lei ad una superpensione. Intendiamoci, le proteste per i tagli vengono sia da sinistra, che dal centro che da destra, ma fa appunto più impressione se si tratta di esponenti che hanno “servito il popolo”, nel senso che uno li ha mandati in Parlamento, ai tempi che furono, a combattere le ingiustizie e magari per il comunismo che dovrebbe significare che tutti sono uguali ed invece anche livello pensionistico c’era e c’è una bella differenza.

La Castellina è convinta che ci sia un errore e dice che non farà ricorso, dice ufficialmente che non si lamenta ma poi fa un sacco di distinguo e non riesce a fare a meno della retorica delle battaglie dei lavoratori che avrebbero portato, tra l’altro, al finanziamento pubblico dei partiti, tramite, guarda un po’, proprio i vitalizi con velenoso attacco a Veltroni che, a suo dire, fu il primo a parlare di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.