Politica
M5S al Pd: "Prima forza siamo noi, niente veti". Ipotesi elezioni non esclusa

"I leghisti chiamano e...". Tramonta l'ipotesi Fico premier. E sul ruolo di Conte...
Nel giorno chiave per le consultazioni dal Capo dello Stato fonti ai massimi livelli del Movimento 5 Stelle ricordano a tutte le altre forze politiche di essere il primo gruppo parlamentare e, di conseguenza, i pentastellati non accettano diktat e veti. L'intervista di Nicola Zingaretti a un quotidiano di questa mattina non viene nemmeno commentata dal M5S che, spiegano le fonti qualificate, ritiene una sorta di sgarro istituzionale verso il Quirinale le chiacchiere continue di queste ore e di questi giorni. I 5 Stelle, nel rispetto delle istituzioni, non si esprimono e parleranno soltanto dopo le consultazioni con il Presidente Sergio Mattarella.
I cinque punti proposti dal Partito Democratico ieri vengono visti nel M5S come un copia e incolla del loro programma, segno di quanto i dem non vedano l'ora di stringere un accordo con il M5S. Quanto al ruolo di Conte, le fonti pentastellate spiegano che il premier uscente è una grande risorsa per il Paese e quindi per il momento resta in campo. Decaduta l'ipotesi Roberto Fico premier, che non piacerebbe a Matteo Renzi e ai renziani, per i 5 Stelle resta l'ipotesi Conte o una figura terza non ancora individuata. Il Movimento intanto ha ritrovato la sua compattezza attorno al leader Luigi Di Maio che ha recuperato la fiducia anche di quei parlamentari che nelle settimane scorse avevano mosso qualche critica. Apprezzato l'equilibrio con il quale sta gestendo questa fase delicata.
A riprova della confusione che aleggia in queste ore nei Palazzi romani, i telefonini dei parlamentari 5 Stelle continuano a squillare. E a chiamare sono anche esponenti di peso della Lega. È evidente - spiegano le fonti pentastellate - che tornare con chi ha tradito il Paese e aperto la crisi non è affatto facile, ma con un Matteo Salvini defilato ci sarebbe una fetta di parlamentari 5 Stelle che accetterebbe questa soluzione che, quindi, non è da escludere completamente.
Infine le elezioni. Ieri da Rousseau hanno richiamato i ritardatari a pagare le quote, segno che l'ipotesi delle urne non è stata per niente accantonata nel M5S. Anche perché i sondaggi interni segnalano un forte recupero dei 5 Stelle dal momento in cui è stata aperta la crisi da parte del segretario della Lega.