Politica
M5s nel caos: Raggi e Di Battista divisi tra scalata e un nuovo partito

Lapresse
Il futuro pentastellato gira intorno alla scelta di Conte ma anche alle due figure dell'ex sindaca di Roma e all'attivista
Virginia Raggi: lascia il M5s e fa un partito tutto suo?
Virginia Raggi e Alessandro Di Battista. Il futuro del Movimento Cinque Stelle potrebbe giocarsi su questi due nomi. Almeno secondo il Corriere della Sera, che prova a tracciare una panoramica del futuro pentastellato. Per quanto riguarda Raggi, "si mormora che voglia uscire dal Movimento. Più che una tentazione, una necessità. Perché per essere candidata avrebbe bisogno di una deroga alla regola del tetto dei due mandati. Grillo sembra aver chiuso a qualunque deroga ma non è detto", scrive il Corriere.
"Altrimenti ci sarebbe Luigi Di Maio, con cui ha avuto un rapporto altalenante. Peccato che la linea della Raggi sia battagliera e poco affine alla svolta istituzionale dei dimaiani. E dunque? Resta l’opzione che Raggi si faccia un partito da sola, usando il credito che ha capitalizzato, malgrado tutto, in questi anni", prosegue il Corriere della Sera.
L'altra ipotesi: scalata al M5s in tandem con Di Battista
La suggestione potrebbe essere un partito insieme ad Alessandro Di Battista. Ma, aggiunge il Corriere, "Di Battista potrebbe rientrare nel Movimento se, come ormai probabile, Conte decidesse di uscire dal governo. A quel punto, se saltasse il tetto dei due mandati, rientrerebbero in molti, compresa la Raggi. Alle elezioni Di Battista potrebbe candidarsi e poi, magari in ticket con l’ex sindaca, sfidare il leader, indebolito da urne non brillanti e dall’adesione al governo".
Ma come aggiunge il Corriere, "se Conte non uscisse, Di Battista non potrebbe rientrare. Che fare allora? L’opzione più facile è la solita: viaggiare, fare «spremute d’umanità» e lanciare proclami barricaderi oltremare. Oppure rimettersi in gioco. Creare una formazione sua o con Raggi". Ma secondo il Corriere ci sono "tre postille: nel Movimento Di Battista non è amato. In più la linea troppo anti atlantica non è compatibile con Conte. Terza considerazione, l’uomo ama giocare più da battitore libero che leader".