M5s Roma: Virginia Raggi assolta o condannata? La sentenza si avvicina
Il 10 Novembre il Tribunale deciderà sul destino della sindaca di Roma. Gli scenari in caso di assoluzione o condanna
Virginia Raggi non ha dimenticato la spada di Damocle che incombe sulla sua testa, ovvero la sentenza del Tribunale riguardo all'accusa di Falso Ideologico sulla nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele, a capo del Dipartimento Turismo. La Raggi decise da sola di assegnargli quella carica, o - come parve emergere dalle celebri chat dei "quattro amici al bar" - il fratello Raffaele ci mise lo zampino? A deciderlo saranno i giudici, e la sentenza è prevista per il 10 novembre.
Com'è ovvio, l'assoluzione o la condanna della sindaca di Roma aprirebbe diversi scenari. La prima ipotesi sarebbe un successo per la Raggi, successo che si riverbererebbe anche sul M5s al Governo, e in particolar modo su Luigi Di Maio che fu da sempre uno dei principali supporter di Virginia (nonché di Raffaele Marra, per poi negare in seguito, ma tant'è).
Se fosse invece condannata, la situazione diverrebbe assai più complessa. Ernesto Menicucci, sul Messaggero, delinea due scenari ricordando il codice etico del M5s, al quale la prima cittadina romana ha sempre detto di volersi pedissequamente rifare. Le due soluzioni sul tavolo sarebbero: 1) l'autosospensione fino alla sentenza di secondo grado con l'affido delle redini della Capitale a un "reggente", o addirittura 2) le dimissioni tout court che porterebbero a nuove elezioni.
Nel primo scenario, il reggente dovrebbe necessariamente essere un pentastellato Doc, quindi ciò escluderebbe la figura del vicesindaco Luca Bergamo (non amatissimo dai grillini romani, per il suo passato veltroniano). Di conseguenza il più papabile sostituto sullo scranno di primo cittadino sarebbe l'attuale Presidente dell'Assemblea Capitolina Marcello De Vito (già deprivato del ruolo di candidato sindaco dalla vittoria della Raggi alle primarie interne, con tutte le polemiche conseguenti sul famigerato dossier ai suoi danni); meno plausibile invece la promozione dell'ex vicesindaco Daniele Frongia, già "declassato" ad assessore allo Sport proprio in quanto uno dei "quattro amici al bar" di cui sopra, e quindi bruciato in tal senso, almeno sulla carta.
Le dimissioni della Raggi invece aprirebbero la corsa alle nuove elezioni capitoline, coinvolgendo anche gli altri partiti. Il M5s potrebbe forse contare su una strategica candidatura di Alessandro Di Battista, libero dai vincoli parlamentari e quindi idoneo a correre come aspirante sindaco di Roma (nonché popolarissimo), mentre il Pd in crisi avrebbe qualche difficoltà a esprimere una figura capace di convincere i romani - specie dopo la defenestrazione di Ignazio Marino, partita proprio in casa dem. La Lega, dal canto suo, nutre forti velleità di esprimere un sindaco romano e potrebbe in tal senso scontrarsi non soltanto con i grillini alleati di Governo ma anche con l'alleato di coalizione, ovvero Fratelli d'Italia, la cui leader Giorgia Meloni, alle elezioni del 2016 portò a casa un risultato lusinghiero e che potrebbe decidere di ricandidarsi.
Ora non resta che attendere la sentenza del 10 novembre prossimo, con tutto ciò che comporterà - nel bene o nel male - per la Capitale e anche per la compagine di Governo, e quindi per l'Italia stessa.
Commenti