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Macron: "Schwa? Non serve a nulla". La Francia non cede al politically correct
Emmanuel Macron

Macron non si inginocchia alla moda della scrittura inclusiva: "Schwa? In francese non serve a niente"

Qualcosa si deve essere risvegliato nei meandri dell’inconscio psicanalitico del leader francese Emmanuel Macron, reginetto di Francia e Duca della Loira. Infatti ha dichiarato improvvisamente, all’inaugurazione del Museo internazionale della francofonia a Villers-Cotterets che si trova nel dipartimento francese dell'Aisne: “Nella lingua francese il maschile fa il neutro, non abbiamo bisogno di aggiungere dei punti in mezzo alle parole o dei trattini per renderla visibile" e poi ancora sul museo: “Mai prima d'ora un luogo era stato consacrato alla storia della nostra lingua".

Sembrerebbe trattarsi del solito rigurgito nazionalistico della grandeur d’Oltralpe in vista delle Europee prossime venture, però questa volta il leader francese ci ha colto. In effetti, lo “spirito del tempo” (in tedesco Zeitgeist), di cui parla è quello del politically correct, dell’ideologia woke e dello “schwismo” di cui in Italia è paladina Elly Schlein. Si tratta della deplorevolissima pratica di sostituire le vocali che forniscono l’identità di genere con il simbolo della “e” rovesciata: “ǝ”, un simbolo peraltro tratto dalla fonetica internazionale che indica un suono vocalico medio, non arrotondato, comune in lingue come il francese e l’inglese ma anche ad alcuni dialetti nostrani.

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Il suo nome, derivato dall’ebraico medievale, shav, significa “nulla” ed è stato assunto per determinare un suono pronunciato a metà tra due vocali, in maniera indistinta, ad esempio tra la “a” e la “o”. La prenuncia corretta della parola in sé è “scevà”, ed appunto deriva dall’ebraico. La pronuncia invece della ǝ è… niente! E cioè non si pronuncia affatto.

Quindi se si trova scritto amicǝ, la pronuncia deve essere “amic” e il termine può significare indistintamente sia il genere femminile, “amica” che il maschile “amico”. Insomma un simbolo che genera entropia linguistica di alto livello. Dicevamo che lo schwismo è assurto a simbolo e paladino della cosiddetta “scrittura inclusiva” che piace tanto pure alla Boldrini perché non permette di identificare il genere sessuale di cui si parla.

Quindi tutti uguali grazie al mito della e rovesciata? Femmina liberata dalle grinfie del maschio patriarcale? Assolutamente no. Si tratta di una pratica sciocca che è stata deplorata da tutti i più grandi linguisti del mondo. Si tratta solo di una moda, di un volersi esibire, di un volersi fare notare a tutti i costi, equivalente a vestirsi con i colori di Joker nell’omonimo film vincitore dell’Oscar: rosso, viola, giallo, verde e chi più ne ha più ne metta.

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L’uso di “schwaista” è stato invece sdoganato in italiano dall’Istituto Treccani proprio anche grazie ad un mio articolo sulla Schlein di giusto un anno fa e che riporto nel tratto interessato: “Da qualche tempo la sinistra ha prodotto una nuova idoletta di quelle che solo lei sa confezionare per perdere: radical–chic in maniera spropositata, sardinista, femminista, immigrazionista al peperoncino, schwaista distruttrice della lingua italiana, già bambina di Obama, poi bambina di Prodi, poi bambina di Letta ed infine la cignazza ha spiccato il vuoto volo: è entrata in Parlamento lasciando la vicepresidenza dell’Emilia–Romagna dove si era ultraspecializzata nella rottura sistematica dei marroni al povero Stefano Bonaccini che nel frattempo ha tirato un sospiro di sollievo”. (Giuseppe Vatinno, Affari Italiani.it, 28 ottobre 2022, Politica).

Insomma Macron questa volta ha parlato da saggio ed ha difeso la sua lingua dal radical – chicchismo imperante nel mondo. Dovremmo fare così anche in Italia e difendere il nostro idioma, tra i più belli del globo “terracqueo”, da questi organismi linguisticamente modificati (olm), che infestano il mondo, come un portato non gradito di una Weltanschauung limitata e limitante.

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