Politica

Conte, parla il “Bonomi dei sindacati”: “La diretta social? La rifarei”

di Paola Alagia

Intervista di Affari al leader Uil Bombardieri: “La diretta social? La farei di nuovo”. E sugli investimenti: “Servono più ambizione e più coraggio"

Dopo Confindustria, anche i sindacati hanno il loro anti-Conte. Si tratta del segretario generale della Uil Pier Paolo Bombardieri. Un “titolo” che il sindacalista si è guadagnato sul campo ieri sera, dopo il botta e risposta con il presidente del Consiglio. Galeotta la diretta streaming che il leader della Uil ha fatto partire nel corso del confronto sulla manovra licenziata dal Consiglio dei ministri. Una decisione della quale Bombardieri, come ha raccontato in un’intervista ad Affaritaliani.it, non si è affatto pentito: “E perché mai dovrei pentirmi?”. Anzi, ha rilanciato: “Lo rifarei di nuovo”.

Segretario, non crede che, seppure in streaming, quello di ieri fosse un tavolo di confronto a porte chiuse?
Noi avevamo un incontro fissato alle 17.30 che poi è slittato alle 20.30. Ma nelle tre ore in cui eravamo comunque collegati con i ministri, loro comunicavano sui social le decisioni assunte durante il Consiglio dei ministri. Non vedo quindi perché noi non dovevamo fare lo stesso, comunicando sui social le nostre posizioni. Tra l’altro, io avevo anticipato ai ministri e ai loro staff questa intenzione. Davvero rimango colpito dal fatto che un premier, che negli ultimi mesi ha informato dei Dpcm attraverso social e conferenze stampa, e in generale un governo guidato da partiti che hanno fatto della trasparenza e dello streaming la loro scelta di vita, siano così poco sportivi.

Con Conte, poi, c’è stato un chiarimento?
La trattativa ha seguito il suo corso normalmente. Non ci siamo chiariti su questo episodio ma per una ragione molto semplice.
 

Quale?
Rimango convinto della bontà della mia scelta. E’ stato un grido d’allarme, una forma di rispetto nei confronti non delle sigle sindacali, ma delle persone che rappresentiamo. Io penso, infatti, che in un momento così drammatico come quello che stiamo vivendo serva rispetto per gli interlocutori.  

Torniamo alla trattativa.
Abbiamo parlato sia delle cose ottenute e sia di ciò che non va bene. Abbiamo quindi chiesto un ulteriore approfondimento, ma Conte ci ha risposto che, avendo appena approvato la Finanziaria, non era in grado di cambiarla oggi. Noi, comunque, non abbiamo intenzione di fermarci e di arrenderci.

Come vi muoverete?
Chiederemo un’audizione ai presidenti di Camera e Senato e chiederemo di incontrare i segretari di partito per illustrare loro i tanti problemi che secondo noi dovrebbero essere risolti con più ambizione e soprattutto con più coraggio.

Dopo la performance di ieri, è diventato una sorta di "Bonomi dei sindacati". Ci passa questo paragone?
(Sorride, ndr…) Nessun problema. Le rispondo così: io rappresento non Bombardieri, ma la rabbia, la delusione, la frustrazione e la voglia di cambiare di tanti lavoratori, lavoratrici, pensionati e giovani del nostro Paese che non hanno voce e che non ci stanno ad assistere ai giochini della politica e alle logiche del politacally correct. Abbiamo bisogno di coraggio e anche di far capire che ci sono persone che sono pronte a impegnarsi per migliorare e cambiare questo Paese.

Sta di fatto che lei nei confronti di questo governo è più barricadero di Landini. E’ solo una questione di piglio e toni o anche di sostanza?
No, i documenti sono unitari. Poi, spesso mi capita di prendere in giro Maurizio quando lo vedo con indosso la cravatta e gli dico sempre che lo preferivo in tuta. Ma questa è solo una battuta tra noi. Non c’entra con la sostanza.

Passiamo alla sostanza, appunto. Sui rinnovi dei contratti della Pa avete annunciato una mobilitazione. Proprio questa mattina il ministro Dadone si è detta attonita al riguardo. Non teme che questa scelta possa stridere poi con le esigenze di un Paese che chiede unità in questo momento?
Intanto, prendo atto che la ministra ha cambiato toni, visto che ieri parlava di minacce. Noi esercitiamo una pressione nei confronti del governo che deriva da quello che è sotto gli occhi di tutto il personale sanitario, dei medici e degli insegnanti. Categorie che hanno garantito in questo periodo la piena funzionalità del sistema democratico di questo Paese. Tutti li chiamano eroi, tutti sono pronti a dare loro pacche sulle spalle, ma sarebbe ora di finirla e di passare ai fatti concreti.

Si riferisce al rinnovo dei contratti?
Proprio così. Uno dei fatti concreti e riscontrabile è, appunto, il rinnovo del contratto. Bisogna passare dalle foto e dalle belle parole all’azione. Le faccio solo un esempio.

Prego?
Agli infermieri l’indennità prevista in manovra potrà essere erogata solo quando il contratto sarà rinnovato. Allora la domanda è semplice: c’è la volontà di rinnovarlo o si sta prendendo in giro questo personale?

Quindi, non temete che la gente non condivida la vostra strategia?
Il sindacato fa il suo mestiere che è quello di rivendicare il miglioramento delle posizioni economiche e sociali dei lavoratori, di categorie che costituiscono un bene comune. Dopodiché, che cosa dovremmo fare? Abbiamo chiesto da un anno di discutere del rinnovo contratti e da un anno veniamo rimpallati. Le assemblee non si possono fare, gli incontro non ce li hanno concessi. Abbiamo chiesto di parlare con l’Aran e non è possibile, abbiamo chiesto di aumentare le risorse e ci rispondono di no. Cos’altro rimane, dunque?

E’ vero pure, però, che rispetto al triennio 2016-2018 lo stanziamento di risorse per il rinnovo dei contratti è di un miliardo in più.
Noi abbiamo dato atto al governo che ci sono stati investimenti, ma diciamo anche che le risorse stanziate non bastano. Tra l’altro, c’è un discorso anche di più ampio respiro da fare.

Quale sarebbe?
Pensiamo che la Pa sia un volano per lo sviluppo oppure no? Allora, se vogliamo una Pa più efficiente come pensiamo di arrivarci? Occorrono investimenti, bisogna digitalizzarla e renderla al pari delle altre Pa in Europa. Basta guardare i numeri sulle percentuali di investimenti e sul personale, infatti, per renderci conto che siamo agli ultimi posti. Ma questo è un tema che riguarda la visione del Paese. Lo stesso discorso vale per la sanità pubblica: non vogliamo una sanità all’americana, non vogliamo che sia smantellata. Ecco perché va rafforzata. Ecco perché, ripeto, si deve passare dalle parole ai fatti.

Il ministro Gualtieri ha sottolineato che nuove risorse potranno derivare dallo scostamento di bilancio. E’ una prospettiva che vi rassicura?
Noi siamo ottimisti per definizione. Verificheremo i fatti concreti. Questo scostamento servirà per investire dove? Per fare i bonus per i monopattini o per una seria politica ambientale e di transizione per le nuove energie? Una cosa è certa.

Quale?
Noi chiediamo al governo di fare scelte di fondo, scelte che siano in grado di determinare il futuro del Paese.

Sul fronte del lavoro, dagli sgravi al 100% per le imprese che assumono under 35 al rinnovo dell’Ape sociale, le misure in manovra sono diverse. Cos’altro non vi ha convinto?
La scarsa attenzione verso quelli che saranno i disoccupati del domani e verso quelli che lo sono oggi. Bisogna investire sui giovani, sulla formazione e la riqualificazione professionale. E occorre rafforzare le politiche attive sul lavoro. I 500 milioni in manovra sono insufficienti. Ma non finisce qui.

Cos’altro c’è?
I
l blocco della rivalutazione delle pensioni che risulta dalle bozze che abbiamo visionato e che nessuno ci ha smentito durante il confronto di ieri. Questo blocco risale al governo Monti, ma nonostante il pronunciamento della Corte costituzionale l’esecutivo ha deciso di bloccarla nuovamente quest’anno. Ed è un fatto assurdo, sa perché?

No, per quale motivo?
Perché la rivalutazione si calcola sull’inflazione e quindi le pensioni potevano essere rivalutate dell’1 per cento. Ecco perché ho chiesto ieri al ministro Gualtieri a quanto ammonta il risparmio per le casse dello Stato per decidere di dare questo sonoro schiaffo ai pensionati italiani.

E cosa le ha risposto il ministro?
Non ha risposto…