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Politica
Manovra, sì ai tagli sul cuneo fiscale. Via libera al governo nella rete Tim
Giorgia Meloni (foto Lapresse), colpaccio la tassa extraprofitti. E autogol con la visita in Albania

Giorgetti apre a dismissioni

Proprio su questo punto il titolare dei conti pubblici annota: "La Commissione ha già provveduto a pubblicare una sorta di guidance, prevedendo l'ipotesi non si riesca ad approvare un nuovo patto entro la fine dell'anno, che forse è l'ipotesi più probabile. Noi cercheremo di rispettare gli obiettivi, con un principio di responsabilità, tenendo conto dei fattori rilevanti che si sono verificati nel 2023, di cui daremo conto nella Nadef a fine settembre".

Giorgetti non esclude il possibile ricorso a privatizzazioni per aiutare in futuro i conti pubblici. "Certamente ci sono delle situazioni che potrebbero originare una riallocazione delle partecipazioni dello Stato, può darsi che ci siano delle realtà in cui è possibile disinvestire", ha detto.

Sì al Mef nella nuova società per la rete di Tim

Il Consiglio dei ministri ha approvato un dpcm che autorizza la partecipazione del Mef all'ingresso nella nuova società chiamata a gestire la rete Tim. Il 10 agosto è stato sottoscritto un memorandum tra Mef e Kkr, il fondo di investimento statunitense, che entro il 30 settembre deve presentare un'offerta vincolante per l'acquisto della rete.

L'intesa prevede che se l'accordo tra Tim e Kkr andasse a buon fine il Tesoro potrebbe rilevare fino al 20% dello spin-off chiamato a gestire la rete fissa di Telecom Italia. Giorgetti ha chiarito che un coinvolgimento di Cdp nell'operazione "è possibile tenendo conto dei vincoli dell'Antitrust".

La reazione delle opposizioni

Critiche le opposizioni. "Dal Consiglio dei Ministri di oggi non c'è stato un provvedimento. Hanno fatto un convegno. Ne sono usciti dicendo che auspicano che accada qualcosa", incalza il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. Che sottolinea: "Il disavanzo che hanno approvato col Def dice 3,7%. Vuol dire che non c'è un euro. Hanno otto o nove miliardi rispetto ai trenta che servono per la manovra. Non capiamo che intenzioni hanno".

Mentre Stefano Patuanelli, capogruppo M5s in Senato, aggiunge: "La strategia sarà molto semplice, pur di giustificare una manovra 'lacrime e sanguè a causa della loro totale e inaudita incapacità, stanno ritirando fuori il ritornello del Superbonus più grande truffa della storia".

Mercoledì 6 settembre, intanto, le forze di maggioranza si riuniranno a Palazzo Chigi per un primo confronto politico sulla manovra, in vista della Nadef. Poi a ottobre il testo della manovra entrerà nel vivo della discussione in Parlamento.

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