Politica

Matteo Renzi pro Tav. L'ambientalismo solo quando gli fa comodo

Giuseppe Vatinno

Pd, Matteo Renzi si ricorda della sua base ecologista solo sotto le elezioni

Il Pd cerca di seguire la maggioranza sul campo del populismo provocandosi ulteriori guai ai tanti che ha in questo momento, a cominciare dai continui litigi dei suoi candidati sulle primarie.

Matteo Renzi, che, non dimentichiamolo, è il primo dei populisti, anche se poi lo ha voluto dimenticare, ha rottamato D’Alema & Company, ma non gli è riuscito di fare la stessa cosa con Cinque Stelle e Lega.

Ad esempio, qualche giorno fa aveva accusato il governo giallo - verde di minare l’unità nazionale concedendo la riforma federalista a Veneto, Lombardia e Emilia - Romagna, “dimenticando” (ops!) che quest’ultima regione è a guida Pd con Stefano Bonaccini e che i suoi governatori, a cominciare da Sergio Chiamparino in Piemonte e Vincenzo De Luca in Campania, si sono espressi più volte in favore di forti autonomie regionali che poco avevano ad invidiare alla vecchia Lega Nord.

Da ultima è la polemica di Matteo Renzi pro Tav con relativa cattiveria gratuita di un possibile inciucio tra Salvini e Di Maio.

È qui, dobbiamo dargliene atto, c’è un po’ di coerenza dato quello che ha combinato da premier in questo campo.

Ma questo significa che il Partito Democratico non è un partito ambientalista se non in periodo elettorale quando improvvisamente -e ciclicamente- tornano in auge lotta ai cambiamenti cimatici (in cavallo di battaglia sempre utile), lotta al dissesto idrogeologico (che nella scorsa legislatura è stato un fallimento), e, naturalmente, innamoramento (assolutamente temporaneo) per l’energia rinnovabile.

En passant, non si può non notare come il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia firmato qualche giorno fa un decreto contro il dissesto idrogeologico dopo i tanti proclami renziani della scorsa legislatura e i disastri naturali che hanno purtroppo continuato a verificarsi, nonostante l’ennesimo struttura creata allora ad hoc, dal beffardo nome di “Italia Sicura”.

Oltretutto non si dimentichi che Estella Marino, assessore Pd all’Ambiente nella giunta di Ignazio Marino a Roma, ha chiuso la discarica di Malagrotta senza dotare la città di un adeguato piano di supporto, come, ad esempio, le “discariche temporanee di servizio” che servono nella necessaria fase di transizione al passaggio alla raccolta differenziata porta a porta.

E quello che poi è accaduto con i rifiuti nella Capitale è sotto gli occhi di tutti.

Infatti, il Pd ha solo formalmente un movimento ambientalista al suo interno che peraltro in passato ha dato ampia prova di contare molto poco.

Ermete Realacci, ad esempio, è stato per molto tempo Presidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati, ma questo non ha impedito che ci fosse il referendum poi vinto per trivellare l’Italia (sempre proposto da Renzi allora Presidente del Consiglio) o che ci fosse un Ministro dell’Ambiente come Gian Luca Galletti, oltretutto nuclearista, che di ecologico ha fatto ben poco e non è neppure riuscito a rinnovare la fondamentale Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (“Commissione Via”), scaduta e prorogata per anni.

Dunque il Renzi pro Tav dovrebbe fare un po’ i conti con l’anima ambientalista del suo partito che pur esiste nella sua base elettorale e non utilizzarla solo quando gli fa comodo.