Politica
Meloni alla Cgil, Schlein non gradisce. Pd vuole Landini per sé. E in FdI...
Di Alberto Maggi
Il dietro le quinte dell'evento storico. La premier di destra al congresso del sindacato ex comunista
Invece Schlein vuole mettersi alla testa dell'opposizione, politica e sociale, dell'esecutivo. A dire il vero qualcuno nel Pd, area riformista, sostiene invece che la partecipazione al congresso della Cgil della presidente di Fratelli d'Italia potrebbe essere un boomerang e giocare a favore proprio dell'opposizione. E a destra? La parte maggioritaria di FdI, quella conservatrice e non più legata alla vecchia storia che risale all'Msi, vede di buon occhio l'intervento di Meloni in casa di Landini.
Un salto di qualità di una premier, di destra, ma che non si tira indietro e che dialoga con tutti. Su questo fronte sicuramente ci sono ministri più vicini alla premier e che puntano su una visione e una prospettiva più europeista dell'esecutivo, come Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, Raffaele Fitto e Adolfo Urso. Con loro anche i capigruppo in Parlamento Tommaso Foti e Lucio Malan. In sostanza, andando a casa di Landini Meloni si sdogana e si toglie definitivamente il passato missino. Resta, però, una minoranza in Fdi, ad esempio pensiamo a Fabio Rampelli e a Isabella Rauti, che avrebbe preferito non vedere la loro leader sul palco del congresso del sindaco di sinistra ed ex comunista.
Nella Lega, infine, guardano la cosa con distacco. "Se va bene, ok, se va male (per Meloni), magari, potremmo riguadagnare qualche voto", spiega un deputato leghista. Che aggiunge sicuro: "Se Salvini fosse stato premier non sarebbe andato al congresso di Landini". Ma Giorgia è Giorgia.