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Politica
Mes, se Renzi fa sul serio è crisi. Ma è pronto a trattare su... Inside
(fonte Lapresse)

Dal Recovery Plan al Mes. La partita di scacchi tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte si è spostato dai sospirati fondi Ue anti-Covid al Meccanismo europeo di Stabilità. Il leader di Italia Viva, anche se ha affermato (era ovvio che lo facesse) che non ci pensa neppure a far cadere il governo, ha lanciato un ordigno termonucleare contro la maggioranza nel momento in cui ha posto come primo punto per non ritirare le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti che il premier accetti di prendere i soldi del Mes per la sanità, i famigerati 36-37 miliardi di euro.

Il Pd fa sponda ma il problema sono i grillini. Luigi Di Maio e Vito Crimi hanno già sudato sette camicie per far approvare a deputati e senatori pentastellati la riforma del Mes, e infatti qualcuno se ne è andato proprio per questo motivo, ma digerire l'ok ai soldi del Mes è "assolutamente impossibile, non se ne parla proprio", come spiega una fonte qualificata grillina. Ora, il punto è capire se Renzi intende andare davvero fino in fondo. Il premier, che non è mai stato entusiasta del Mes, a parte il no grillino, non potrà mai accettare la richiesta di Italia Viva altrimenti va in fumo la maggioranza.

E quindi Conte, come spiegano fonti Pd, cercherà di convincere l'ex presidente del Consiglio mettendo sul piatto una maggiore condivisione sul Recovery, depotenziando la contestata cabina di regia, e accettando di assegnare la delega sui Servizi Segreti che ha tenuto per sé. Non solo, Conte potrebbe anche prendere un impegno serio e formale di pressare i 5 Stelle sulle riforme, sia istituzionali sia la legge elettorale, per venire incontro soprattutto ai Dem.

Rassicurazioni e contropartite, come sempre di mezzo ci sono anche le poltrone, per cercare di disinnescare la 'bomba' del Mes. Tra i Dem sanno perfettamente che se Renzi fa sul serio la crisi è sicura, ma sanno anche che il leader di Italia Viva (intorno al 3% nei sondaggi) non vuole assolutamente andare alle elezioni. Certo, se cade Conte la palla passa al Capo dello Stato, ma in questo caso Mattarella dovrà verificare l'eventuale sussistenza di un'altra maggioranza in Parlamento e, se non c’è, non potrà far atro che sciogliere le Camere.

E ancora. Anche se si arrivasse a un Conte ter o a un esecutivo con Mario Draghi premier questa volta potrebbe esserci un coinvolgimento di Forza Italia e perfino un atteggiamento non da opposizione dura (appoggio esterno?) da parte della Lega di Matteo Salvini (se ci fosse un governo guidato dall'ex presidente della Bce), su suggerimento di Giancarlo Giorgetti.

In questo scenario il peso politico dei renziani si ridimensionerebbe moltissimo. Oggi Italia Viva è determinante al Senato per la tenuta dell'esecutivo, domani potrebbe essere ininfluente. Tutti elementi che il pokerista numero uno della politica di oggi, Renzi, conosce perfettamente. Ed è per questo che in molti non credono che l'ultimatum sul Mes sia netto e radicale. Forse potrebbe essere uno dei tanti penultimatum, vedremo.

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