Politica

Neanche Schlein vuole Bonaccini commissario alluvione. Il segreto del Pd

di Antonio Amorosi

L’OPA americana sul Pd e il cambio dei dirigenti italiani. Passa da qui anche la testa di Bonaccini. Le voci che spiegano l’ascesa della leader italo svizzera

Ricapitoliamo. Dopo il disastro che ha mandato sottacqua la Romagna, giovedì scorso Bonaccini e compagni si sono presentati al tavolo di Palazzo Chigi con la somma provvisoria dei danni post alluvione: “8,8 miliardi di euro”, richiesti al governo. Ma senza l’elenco puntuale di tutti gli interventi. Bonaccini promette di inviarlo subito ma a distanza di 7 giorni non se ne vede traccia. Bonaccini vuol essere nominato commissario, il governo fa intendere chiaramente che chi ha creato il problema, con le mancate opere di contenimento, difficilmente può far parte della soluzione.

La nomina del commissario va concordata tra Regione e governo e soprattutto deve passare dal presidente Mattarella che non vede altri che Bonaccini come candidato. Fra un anno si vota per la Regione più rossa d’Italia. L’effetto Bonaccini commissario proporrebbe alla popolazione disastrata un Pd dal volto vincente con 8,8 miliardi di euro in mano, da ridistribuire per la ricostruzione e la resistenza di un caposaldo all’avanzata delle destre. Ma c’è un problema: la visione agli antipodi di cosa debba essere il Pd, tra Schlein e il vecchio apparato cresciuto a pane e PCI, per capirci parliamo di gente come Bonaccini, De Luca e compagni.