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Politica
Nomine cardinali, gli italiani solo solo tre: nuovo schiaffo di Bergoglio

Ad inizio anno, subito dopo la scomparsa di Papa Benedetto XVI, il Papa aveva compiuto un atto molto particolare ed atteso da tempo, cioè la riforma del Vicariato di Roma.

Il Papa aveva in pratica messo “sotto tutela” il suo Vicario, il cardinal De Donatis, con la Costituzione Apostolica che si chiama “In Ecclesiarum Communione”. Riportiamo il passaggio specifico: “L’esteso impegno che richiede il governo della Chiesa universale mi rende necessario un aiuto nella cura della diocesi di Roma. Per questo motivo nomino un cardinale come mio ausiliare e vicario generale (cardinale vicario), che a mio nome e per mio mandato, avvalendosi della collaborazione degli altri miei vescovi ausiliari, tra i quali scelgo il vicegerente, esercita il ministero episcopale di magistero, santificazione e governo pastorale per la diocesi di Roma con potestà ordinaria vicaria nei termini da me stabiliti”.

Ma torniamo al presente.

In Italia c’è delusione per la nomina di soli tre nuovi porporati di cui solo due possono partecipare al voto per il prossimo Conclave ed inoltre –come detto- sono rimaste deluse tre grandi città come Milano, Torino e Venezia. Il che è stato interpretato come uno sgarbo all’Italia o comunque scarsa considerazione per il nostro Paese.

Sostanzialmente il “potere italiano” nel Vaticano fa scemando sempre di più, se si eccettua la figura di Zuppi che potrebbe avere buone chance di elezione a Papa, data anche la sua età e la considerazione in cui lo tiene Francesco.

Invece Parolin attende gli eventi ed ufficialmente ubbidisce al Papa ma il ruolo di Zuppi -che l’ha di fatto esautorato- non deve gradirlo molto.

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