Politica
Omicidio Varese, Fratoianni: "Cosa intendono fare Cartabia e il governo?"
"Non si può parlare di incidenti imprevedibili: il tema della violenza è una questione che ormai occupa quotidianamente la cronaca di questo Paese"
Omicidio Paitoni, le domande di Fratoianni alla ministra Cartabia
Così come sta turbando le coscienze dei comuni cittadini, l'omicidio del piccolo Daniele Paitoni fa molto discutere anche in ambito politico. Dopo l'esplicito invito dell'ex sottosegretario Jacopo Morrone (Lega), che in un'intervista ad affaritaliani.it ha chiesto alla ministra Marta Cartabia di inviare gli ispettori a Varese, anche Nicola Fratoianni sceglie la nostra testata per la sua richiesta di chiarimenti sulla drammatica vicenda. Il leader di Sinistra Italiana era peraltro stato il primo ad annunciare un'interrogazione parlamentare sul caso, finalizzata a chiarire quali valutazioni avessero consentito a un padre sottoposto agli arresti domiciliari per un reato violento di trascorrere il Capodanno con il figlio. Dalle sue parole traspare un allarme che va ben oltre il caso specifico, pur gravissimo.
Fratoianni e l'allarme violenza: "Bisogna tutelare le vittime, che siano donne o minori"
“Bisogna fare chiarezza sull'operato di chi ha preso questa decisione, permettendo che il bambino si trovasse in una condizione di scarsa tutela. In casi del genere, gli incontri tra minori e familiari dovrebbero avvenire in condizioni protette, con assistenti sociali o comunque in situazioni tali da garantire che eventi così drammatici non si verifichino”, spiega Fratoianni ad affaritaliani.it. “Il senso della mia interrogazione è sapere perché invece quell'incontro è stato consentito, in condizioni prive delle garanzie necessarie a un bambino indifeso. Purtroppo il tema della violenza – sia di genere che sui minori – è una questione che ormai occupa quotidianamente la cronaca di questo Paese. Non si può derubricarla a drammatico incidente o a tragedia imprevedibile. Bisogna invece affrontarla, a partire dalla tutela delle vittime”.
Qual è il suo giudizio su questa vicenda?
“Al momento posso basarmi unicamente su quanto leggo in proposito. Uso lo strumento dell'interrogazione quale sindacato ispettivo, proprio per saperne di più. Siccome pare che a carico del padre, oltre alla limitazione della libertà per l'accusa di accoltellamento nei confronti di un collega, ci fossero anche denunce di violenza e comportamenti violenti da parte della madre, mi sembra che il quadro che emerge quantomeno faccia sorgere una domanda: perché si è consentito che l'incontro avvenisse in una condizione non protetta?”.
Il Presidente del Tribunale di Varese però ha spiegato che il provvedimento era regolare, in quanto a carico del padre di Daniele non risultavano questioni familiari...
"Nella mia interrogazione chiedo di sapere che cosa ne pensino in proposito la ministra Marta Cartabia e il governo Draghi nel suo complesso, perché io non credo che il punto riguardi la correttezza formale della decisione. Questo non lo discuto, non avendo nemmeno gli elementi per farlo. Però dico che in certe situazioni - oltre alla pura applicazione delle norme, magari un po' burocratica - occorre anche una capacità di valutazione diversa. Se anche la condizione di detenzione domiciliare della persona in questione non avesse avuto a che fare con ragioni familiare, ribadisco che - a quanto si apprende dalle cronache - esistevano anche allarmi da parte della moglie con la quale era in corso la separazione. Forse c'erano le condizioni per prendere una decisione diversa”.
Ritiene anche lei che la ministra Cartabia dovrebbe inviare gli ispettori per accertare le responsabilità del caso?
“Mi rivolgo alla ministra Cartabia per sapere che cosa ritenga opportuno fare, quale sia la valutazione del governo e che tipo di intervento intenda mettere in atto. L'invio degli ispettori è uno degli strumenti che il ministero può utilizzare rispetto ai tribunali, alle procure e all'amministrazione della giustizia in generale, però questo è un elemento di valutazione ulteriore che spetta appunto alla ministra e al governo. Quello che chiedo è che il Ministero accerti se ci fossero le condizioni sostanziali di contesto per permettere di far svolgere un incontro tra padre e figlio, con quelle modalità. La mia impressione è che non ci fossero e certamente l'esito di questa brutta vicenda non depone a favore della scelta che è stata presa”.