Anzaldi: "Informazione precotta e imbarazzante, non si può rinnovare alla Rai"
Lettera ai capigruppo dopo il buco di martedì sera sul caso taxi; Affaritaliani è in grado di pubblicare il documento in anteprima
Al capogruppo del Pd, Ettore Rosato
Al capogruppo Pd in Vigilanza, Vinicio Peluffo
Al sottosegretario alle Telecomunicazioni, Antonello Giacomelli
Cari colleghi,
entro aprile il Governo e il parlamento, attraverso la commissione di Vigilanza Rai, sono chiamati a dare il via libera al rinnovo della Concessione alla Rai servizio pubblico e al nuovo Contratto di servizio.
Alla luce di quanto è accaduto ieri sera, dell’imbarazzante prova televisiva data dall’informazione della tv pubblica, credo che sia opportuna una riflessione approfondita per capire se esistano realmente i presupposti per consegnare nuovamente alla Rai i quasi due miliardi di canone dei cittadini, senza avere alcuna garanzia che saranno utilizzati per tenere fede ai doveri che tutti si attendono da un vero servizio pubblico.
Se quanto visto ieri sera è il meglio che sa proporre l’approfondimento informativo del servizio pubblico, c’è da rimanere allibiti. Tutti i giornali e telegiornali, compresi quelli del servizio pubblico, hanno modificato la propria gerarchia di notizie, dando ampio spazio in apertura alla drammatica giornata che ha visto Roma ostaggio di una manifestazione di violenti, non autorizzata, dopo 6 giorni di blocco dei taxi. La Rai aveva in prima e seconda serata ben due trasmissioni di approfondimento già previste: Cartabianca su Raitre e Porta a porta su Raiuno. Poco dopo le 21, proprio in concomitanza con la messa in onda della prima, al Ministero dei Trasporti è stato siglato l’accordo tra Governo e 21 sigle sindacali che ha portato all’intesa per bloccare la protesta che da giorni mette in ginocchio le grandi città del Paese.
Questa notizia, attesa da tutti i cittadini, come anche la cronaca di una giornata di scontri e paura intorno ai palazzi delle istituzioni in pieno centro a Roma, non ha trovato nessun approfondimento sui canali Rai. E pensare che la tv pubblica era anche stata coinvolta, suo malgrado, dagli scontri: uno dei producer e registi di “Gazebo”, trasmissione di Raitre, era stato aggredito dai manifestanti.
Ma non c’è stato nessun cambio in corsa alla programmazione già decisa, nessun collegamento dal ministero dei Trasporti (sebbene la Rai a Roma disponga di redazioni, mezzi e strutture come nessun altro), nessuna cronaca diretta, niente interviste ai sindacati dei tassisti o al Governo.
Le trasmissioni Rai sono andate avanti come se nulla fosse, con scalette precotte decise ore prima, a parlare del partito di D’Alema o dei soliti delitti di Avetrana o di Roma. L’occasione di informare in diretta milioni di cittadini sul fatto che da oggi il servizio taxi sarebbe ripreso, la possibilità di approfondire e spiegare cosa è accaduto nella Capitale del Paese non è stata colta. In questo la tv pubblica si è uniformata in tutto e per tutto alle tv commerciali.
La Rai avrebbe potuto spiegare in diretta i termini dell’accordo, le motivazioni della protesta, la gravità di certi atteggiamenti, raccogliendo il bisogno di informazione che c’era in quel momento nei milioni di italiani di fronte alla tv. Avrebbe potuto fare il botto di ascolti e dimostrare perché è utile avere trasmissioni in diretta in prima serata, perché è necessario che ci siano pletoriche redazioni e strutture tecniche. E invece niente.
Ecco, di fronte ad un’occasione mancata in questa maniera, viene da chiedersi: ma a che serve dare quasi 2 miliardi di euro alla Rai se in situazioni come queste non riesce a dimostrare duttilità e capacità di fare vero servizio pubblico? A che serve garantire il canone alla Rai, se non è diversa in nulla rispetto alla concorrenza privata?
Quando la commissione di Vigilanza sarà chiamata a votare sul rinnovo della concessione, un parere obbligatorio ma comunque non vincolante, non credo di essere in grado di spiegare ai nostri elettori perché sia giusto votare a favore, e ritengo di segnalarlo al mio partito e al Governo perché in commissione, vista la mancata sostituzione di due dei nostri colleghi, la situazione della maggioranza può essere a rischio.
Credo che sia arrivato il momento, prima di consegnare per altri dieci anni queste risorse ad un’azienda sorda e guidata con arroganza, di riflettere attentamente, anche per evitare eventuali ricorsi. Se la Rai dimostra di non sapersi meritare questi soldi, è opportuno valutare se non sia arrivato il momento di metterli a gara, magari iniziando da una parte e andando avanti progressivamente.
Michele Anzaldi