Palazzi & potere

Attentato a Parigi: parla il Gen. Ramponi

La notte di giorni addietro, a Parigi, un individuo parcheggia la vettura lungo il marciapiede degli Champs Elysèes, scende e, armato di kalashnikov, uccide un poliziotto. La reazione di due colleghi scatena un conflitto a fuoco che, si conclude con il ferimento dei due poliziotti e l’uccisione dell’attentatore.

Questo fatto, di per se indubbiamente grave, ma certamente isolato e minimo, al confronto con la tranquilla contemporanea vita di più di sessanta milioni di francesi, e, ancora una volta non facente parte di un’azione coordinata, viene riferito e commentato dagli organi di informazione italiani e non solo italiani, in maniera talmente esagerata e reboante, da rasentare il reato di disinformazione e di violazione della verità.

Un esempio: alla dieci del mattino del giorno dopo, sul primo canale della T. V. nazionale, va in onda il programma, udite! udite!, “TERRORE A PARIGI”, al quale partecipano alcuni dei soliti, autonominatisi esperti, opinionisti, giornalisti, professori universitari, filosofi (Sic.)  ecc.. Nessuno, mai seriamente impegnato nella sicurezza dei cittadini e nel contrasto alle relative minacce. Fanno di tutto per dipingere una situazione drammatica, nella quale vivrebbe la capitale francese e la Francia tutta, tra l’altro alla vigilia delle elezioni, che certamente verranno influenzate dal gravissimo attacco terroristico, sentenziano sulla inadeguatezza dei responsabili della sicurezza che ancora una volta non si scambierebbero notizie e informazioni sulle minacce in loro possesso affermando, indirettamente, che il contrasto alle minacce alla sicurezza della società è affidato ad una massa di imbecilli che ancora non ha imparato l’importanza della conoscenza per poter agire di conseguenza..  Anche il nostro corrispondente da Parigi, si avventura in elucubrazioni di carattere immaginifico, con riflessi politici, prevedibilmente preoccupanti, ma non può fare a meno di riportare che la vita della capitale procede normalmente.

Si passa, poi, ad un reportage, sempre da Parigi, dagli stessi Champs Elysèes, dove una giovane giornalista intervista una tranquilla signora francese. Lo schermo della trasmissione è diviso in due parti: nella prima troneggia la scritta TERRORE A PARIGI, mentre nella seconda appare l’intervista con sullo sfondo un quadro di vita assolutamente tranquillo, di persone che parlano e si muovono in maniera assolutamente normale.

Questa mancanza di obiettività, questa ricerca, a tutti i costi della drammaticità per attrarre l’attenzione degli spettatori, anziché tentare costantemente di informare correttamente la gente, costituisce, a mio parere, una forma gravissima di disinformazione e di diseducazione che costituisce l’humus per la creazione di una opinione pubblica falsata e foriera di atteggiamenti ed attese negative.

Questa nefasta influenza esercitata dagli organi di informazione sulla pubblica opinione, influenza anche la classe politica che della pubblica opinione è assolutamente schiava, ne inficia i giudizi e porta ad affermazioni altrettanto esagerate nei confronti delle minacce alla società.

In realtà la Francia ha subito negli ultimi tempi, ad un ritmo di una aggressione di carattere terroristico si e no, ogni due mesi, alcuni attentati da parte di esaltati individui, se vogliamo al massimo “lupi solitari”, sostanzialmente autonomi e certamente agenti non sulla base di un coordinato piano diretto dai Capi dell’ISIS.

Questi ultimi, dopo ogni attentato, si affrettano a rivendicarne la paternità ma, francamente rispetto a quello che potrebbe essere una vera manovra terroristica, considerata la vulnerabilità della società occidentale e francese in particolare, questi attentati sono ben poca cosa.

Considerata la debolezza e vulnerabilità della moderna società democratica, il rischio che la società cada sotto una minaccia terroristica esiste ma, considerata la disordinata e modesta emersione degli attacchi rispetto a quello che potrebbe essere un’azione terroristica così come viene attribuita a loro, rappresenta una autentica forzatura.

Non è il caso di abbassare la guardia ma è certamente il caso di considerare gli accadimenti nella loro vera realtà e importanza.