CALDO TORRIDO, ECCO I PERICOLI PER IL SISTEMA ELETTRICO
Possibile nuovo record dei consumi, si rischia il distacco programmato delle utenze
Un caldo che non dà tregua. Siccità, incendi, agricoltura in ginocchio e intanto arrivano problemi anche sul fronte energetico. Cresce, così come le temperature, il fabbisogno energetico nazionale. Quando le temperature salgono, si raggiungono anche i picchi di consumo, visto che è sempre più diffuso il ricorso ai condizionatori. E questa è una novità degli ultimi anni perché il picco dei consumi prima si registrava in inverno, quasi sempre a dicembre. Non esistono più i fabbisogni di una volta. Dunque meglio adeguarsi ai nuovi scenari che potrebbe riservare, nei prossimi giorni o settimane, il superamento di tutti i record in termini di consumi elettrici. Per ora il picco risale al 7 luglio 2015 con 56.883 Megawatt. Quel giorno le temperature erano superiori alla media del periodo di ben 5°C. Se dovessero ripresentarsi situazioni simili, come verosimilmente accadrà, potrebbero esserci problemi nella copertura del fabbisogno. In altre parole le centrali elettriche italiane potrebbero non essere sufficienti a garantire la richiesta di energia. E’ l’ennesimo effetto negativo, forse meno noto, della siccità, che è legata a doppio filo con i grandi temi dei cambiamenti climatici e dell’aumento della temperatura globale. La siccità che ha già provocato danni enormi all’agricoltura (la Coldiretti stima già un miliardo di perdite), agli allevamenti, al turismo potrebbe avere un impatto negativo anche sull’adeguatezza del sistema elettrico nazionale. Ormai non si parla più di prospettive sul medio-lungo termine: è un problema di oggi a cui occorre porre rimedio.
Dunque cosa potrebbe succedere? Esattamente quello che è accaduto nel 2003, quando in tutta Italia furono distaccate a rotazione utenze elettriche nelle ore più calde. Il punto è che, ad oggi, l’energia elettrica non può essere immagazzinata se non in piccole quantità, dunque tutto ciò che viene consumato deve essere prodotto istantaneamente. E viceversa. Se il parco delle centrali è limitato nella sua capacità di produrre energia, l’unico rimedio possibile è diminuire i consumi. Siamo nel worst case ovviamente. Che non è detto si verifichi. Ma le probabilità non sono così basse.
Come si è arrivati a questa situazione? Le modeste nevicate dell’ultimo inverno e le piogge a zero della primavera e dell'inizio estate hanno determinato un abbassamento molto preoccupante del livello dei corsi d’acqua, con pesanti effetti sulla capacità produttiva delle centrali. Gli impianti idroelettrici, come noto, sfruttano il salto delle acque per produrre energia e dunque, se le quantità di acqua sono minori, anche l’energia producibile subisce una diminuzione proporzionale. Il trend dell’energia idroelettrica prodotta in Italia è in discesa costante dal 2015. Si sta consolidando quindi un fenomeno del quale non si può non tener conto per progettare il futuro energetico del Paese.
Poi ci sono gli impianti termoelettrici, cioè quelli che bruciano gas naturale o carbone che di acqua ne utilizzano molta. Per produrre un Megawattora (MWh) gli impianti a gas naturale consumano fino 0,7 metri cubi di acqua e ne prelevano altri 43 per il ciclo di raffreddamento, mentre quelli a carbone fanno registrare consumi di acqua fino a 3 metri cubi e prelievi poco superiori a 4. I numeri in gioco sono enormi: in Italia si consumano più di 1000 MWh al giorno, basta fare due conti. Il problema non è limitato all’estate torrida che stiamo vivendo, il futuro è segnato da una prospettiva in cui le risorse idriche saranno sempre più limitate e la razionalizzazione del suo utilizzo una necessità. Occorre virare sempre più verso le energie alternative: eolico e fotovoltaico in primis. Intanto, però, nel 2015 la produzione rinnovabile è diminuita del 10% rispetto all’anno precedente (“Rapporto statistico sull’energia da fonti rinnovabili 2015” del GSE) e per il 2016, stando ai dati preliminari, l’energia fotovoltaica prodotta sembra essere scesa del 4% (“Produzione fotovoltaica in Italia nel 2016 - Analisi preliminari” del GSE).
Ma noi siamo leader nella gestione delle emergenze, quindi ce la faremo anche stavolta… perché sforzarsi a studiare, pianificare, programmare per tempo? Meglio pensare al domani. In senso solo letterale, ovviamente.
Alessandro Coretti (@alecorets)