Palazzi & potere

Crisi capitale

Al di là degli aspetti giudiziari del caso Muraro, dei quali si occupa la magistratura, ci preme sottolineare l’aspetto più politico della crisi  che ha colpito la giunta Raggi, ossia le dimissioni dell’assessore Minenna, il fiore all’occhiello del governo targato 5stelle, che avrebbe dovuto non solo garantire l’ingresso di nuove linee di credito alle già esangui casse del comune di Roma ma soprattutto dilazionare il piano di rientro del debito con istituti di credito e fornitori. Ora sarà difficile trovare una figura dello stesso spessore che possa prenderne il posto. Ma ciò che manca è un regista politico all’interno della giunta che possa fare andare l’esecutivo capitolino oltre l’ordinario ed oltre il no alle Olimpiadi od allo stadio di Tor di Valle. Roma ha bisogno di un gruppo di persone che sappia indicare gli obiettivi da perseguire da qui ai cinque anni della consiliatura, facendo capire alla cittadinanza che, per la classe dirigente, Roma è un fine e non un mezzo per andare ad occupare ruoli nazionali, come già in passato hanno fatto altri due sindaci del centro sinistra che interruppero anzitempo la loro esperienza comunale per tentare la scalata a Palazzo Chigi.
Una eventuale caduta del governo Raggi non deve far gioire molto gli altri partiti o schieramenti, che devono recuperare una credibilità ridotta ai minimi termini come hanno dimostrato i risultati elettorali di giugno, soprattutto nelle periferie. Senza un rinnovamento della classe dirigente soprattutto nel modo di proporsi, che non può essere solo quella da “prenditori” di preferenze che rafforzano le loro aree ma indeboliscono i partiti fino a farli scomparire. Roma è una città in profonda crisi economica e culturale: per anni è stata la principale beneficiaria degli emolumenti del pubblico impiego, parliamo di circa 400.000 stipendi mensili, che sono andati, con il passare del tempo, sempre più assottigliandosi creando un effetto domino su tutte le categorie della città. Per molti elettori, senza più fiducia nelle classi dominanti, essersi affidati ai grillini è stato un segnale di disperazione, pur consapevoli almeno in parte, della inesperienza ed incapacità dei 5stelle a risolvere l’ordinario. A tutto questo si aggiunge la crisi nella quale versano il terzo settore e tutto il mondo dell’associazionismo, che portano gli strati più deboli della città a sentirsi più soli e abbandonati. Per governare la Capitale, bisogna ripensarne anche la struttura governativa: dopo quattro fallimenti, la città deve avere altri poteri e forse, per un periodo di tempo transitorio, deve essere il governo nazionale a pensare di assumersi la responsabilità politica di governarla, altrimenti il destino dell’Urbe sarà molto funesto.


Carlo Cotticelli