Palazzi & potere

FINCANTIERI AIRBUS DEI MARI, LEONARDO CENERENTOLA DEI CIELI?

Le diverse prospettive di due aziende strategiche accomunate solo dal controllo statale

In ambienti militari si mormora che il management uscente abbia appreso dell’attività di collaborazione operativa tra M346 e F-35 da un articolo apparso su Affaritaliani Palazzi&Potere...

 

La firma dell’accordo di principio tra Fincantieri e lo Stato francese per l’acquisto del cantiere navale STX France di St Nazaire è una buona notizia sotto molti profili: rinforza Fincantieri, facendone il principale costruttore navale occidentale; apre la strada alla formalizzazione del suo ruolo in ambito europeo, tanto da far parlare di “Airbus dei mari”; indica una capacità politica di far valere le proprie ragioni nei confronti di un paese che, per quanto con noi confinante, eccelle più in protezionismo che in spirito europeo; difende le capacità italiane in un settore di buon livello tecnologico; rende comprensibile, almeno in termini industriali, l’onerosissimo piano di costruzioni navali militari, certamente sovradimensionato per le esigenze della difesa italiana. Ma soprattutto è il segno della possibilità di raggiungere obbiettivi importanti quando tutte le parti fanno gioco di squadra.

È auspicabile che su questo stia riflettendo Alessandro Profumo, futuro amministratore delegato, che le voci romane danno già al lavoro in una stanza al primo piano di piazza Monte Grappa per studiare e conoscere l’azienda che è stato chiamato a dirigere pur non avendo alcuna esperienza specifica nell’aerospazio, sicurezza e difesa.  Uno sforzo ammirevole per comprendere la realtà industriale che sta dietro i dati finanziari sui quali il suo predecessore continua a insistere negli ultimi giorni del proprio triennio – oltre, naturalmente, a distribuire gli ultimi incarichi ai propri favoriti e a cercare di ricollocare, magari in Confindustria, qualche pretoriano dal destino segnato.

Più che simmetrica, la situazione di Leonardo sembra infatti l’opposto di quella di Fincantieri. Il leader italiano della cantieristica è cresciuto mantenendo il vecchio nome dal sapore un po’ socialista e la struttura di gruppo, senza bisogno di trasformarsi in one company, di cambiare nome o di adottare per il marchio lo stesso carattere delle Ferrovie. In compenso, ha saputo individuare un vero posizionamento industriale e avviare un dialogo positivo con il cliente istituzionale nazionale, ottenendone commesse e appoggio nelle campagne internazionali. Proprio quello che è mancato a Leonardo, che solo tardivamente sembra aver compreso le conseguenze della mancanza di capacità di dialogo a ogni livello e in ogni ambiente.

Un esempio: nelle ultime settimane Francia e Germania da un lato, Gran Bretagna e Giappone dall’altro hanno iniziato pubblicamente a parlare dello studio di nuovi caccia. Il silenzio dell’Italia non può essere legato al binomio Eurofighter/F-35, perché la Gran Bretagna ha la stessa accoppiata, la Germania l’Eurofighter e il Giappone l’F-35. E l’Italia?

In questo quadro, non è inutile chiedersi se la sfida principale per Profumo e per il suo team – del quale la stampa ha riportato nomi certi solo per le funzioni non industriali, dalle risorse umane alla comunicazione – non sarà proprio quella di mantenere l’unitarietà di Leonardo contro la tentazione di uno spacchettamento o diluzione in joint venture  che sarebbero poco più che vendite mascherate. Il gruppo Airbus, per esempio, è circa cinque volte più grande, così come Thales ha dimensioni doppie delle corrispondenti attività di Leonardo.

Il prezzo nascosto di fare di Fincantieri l’Airbus dei mari, insomma, potrebbe essere quello di fare di Leonardo la Cenerentola dei cieli. Se questa fosse la missione, più o meno ufficiale, sarebbe opportuno che il suo peso non gravasse su un uomo solo al comando ma fosse discussa pubblicamente tra (e con) quanti credono innanzi tutto nell’importanza strategica per l’Italia del settore aerospazio, difesa e sicurezza. Soprattutto se, come si mormora negli ambienti militari, fosse vero che il management uscente abbia appreso dell’attività di collaborazione operativa tra M346 e F-35 da un articolo apparso su Affaritaliani Palazzi&Potere.

Gregory Alegi

Consigliere scientifico Fondazione ICSA