L'affaire MPS e il pasticcio del Governo con le Casse previdenziali
Uno dei nervi scoperti del Governo Renzi è il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena.
La sorte della banca più antica d'Italia, per i suoi storici legami col PD, è una bomba ad orologeria sotto la poltrona del premier. Ad innescarla è stato lo stesso Renzi, quando mesi fa rassicurò gli Italiani sulla solidità del nostro sistema bancario arrivando a dire, improvvidamente, che in quel momento investire su MPS fosse un "affare". Un' affermazione gravissima, un autogol che ha contribuito a sbattere Renzi ed il suo governo con le spalle al muro sulla spinosa vicenda MPS.
Un vero e proprio rebus intriso di segreti, ma anche del sangue di David Rossi, l'alto dirigente della banca, volato dalla finestra del suo ufficio per morire sul colpo. Un vero e proprio giallo reso inquietante dal video del "New York Post", giornale non a caso non italiano, che ha mostrato al mondo due loschi figuri aggirarsi intorno al corpo del manager di MPS dopo l'impatto come per verificarne la morte. Un suicidio a cui avevano creduto in pochi e a cui, dopo la pubblicazione di quel video, non crede quasi più nessuno.
È un "affaire" quindi, ma dai connotati politici, ben lungi dall'esser solo un complicato rompicapo per raffinati economisti, i quali sono già all'opera per salvare la storica banca senese.
A noi oggi, però, interessa fermare l'attenzione sulla richiesta rivolta dal Governo alle Casse previdenziali dei professionisti e lavoratori autonomi, per ottenere liquidità a beneficio del Fondo Atlante 2, col quale si intende risanare il buco senza fondo del Monte.
Come può un governo chiedere, anzi pretendere i soldi, senza alcuna remora, delle casse previdenziali private per il salvataggio di una banca il cui buco non si riesce nemmeno a calcolare?
Semplice: se uno stato mette in condizione più enti di diventare oligopolisti, se non monopolisti, e beneficiari esclusivi dell'obbligo contributivo di milioni di professionisti e lavoratori autonomi, è ovvio che poi ti può venire a chiedere il conto sbattendo il pugno sul tavolo.
È sulla natura "privata" di queste casse che si nutrono seri dubbi. Gli enti di previdenza realmente privati, infatti, i propri clienti se li conquistano sul mercato, in regime di concorrenza e non grazie ad una concessione statale di un obbligo stabilito per legge.
Troppo facile così fare i privati, basta solo munirsi di un bel borsone e riempirlo di soldi che cadono dal cielo, un lavoro da dilettanti frutto di una concessione statale in grado, però di tenere questi enti in una condizione di sudditanza, sempre sotto scacco rispetto al governo. Enti previdenziali, ricordiamolo, che raccolgono e vivono dei contributi dei lavoratori autonomi del privato.
Ecco: l'affaire Mps - Fondo Atlante 2, e le pretese di Renzi verso le casse previdenziali, anche se per ora sono state disattese, fanno emergere plasticamente la bontà delle ragioni di chi vuole una riforma del sistema previdenziale italiano che sia fondata sulla libertà di scelta, sulla concorrenza tra pubblico e privato e tra enti privati, a beneficio esclusivo degli interessi dei contribuenti.
Ma in Italia, si sa, i contribuenti ed i loro diritti contano poco o nulla, la loro libertà vale zero. Le implicazioni che scateneranno le pretese del governo nei confronti delle casse previdenziali, nonostante il No dei loro presidenti, sono ancora da chiarire, ma sono e saranno comunque un ulteriore conferma dei danni letali provocati all'Italia da una politica economica statalista, che anche questo governo continua a interpretare a pieno.