L’agenzia dove lavorava Regeni ora mette bocca sul terremoto
L’agenzia dove lavorava Regeni ora mette bocca sul terremoto: sisma opportunità per Renzi. Il terremoto regalerà a Renzi il referendum: cinismo senza limiti!
Al festival del cinismo post terremoto adesso partecipano pure gli inglesi e gli americani. Soltanto qualche giorno fa, è appena il caso di ricordare, a Porta a Porta Bruno Vespa e il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, avevano “festeggiato” la possibile ripartenza dell’edilizia grazie al sisma, con tanto di nuovi posti di lavoro ed effetti sul Pil. Considerazioni, scrive la Notizia, come minimo inopportune, visto il conteggio dei morti ancora in corso. Stavolta, invece, il cinismo si presenta sotto forma di un bell’allarme fatto recapitare a Matteo Renzi da Oxford Analytica. Parliamo di una società di consulenza e analisi geopolitiche basata a Oxford, nel Regno Unito, ma infarcita di personaggi direttamente legati agli Stati Uniti.
Ebbene, lo scorso 25 agosto la società ha pubblicato sul suo profilo Twitter una considerazione sull’Italia, con tanto di successivo approfondimento, che più eloquente non si può: “Il modo in cui Matteo Renzi gestirà il terremoto si ripercuoterà pesantemente sul risultato dell’imminente referendum costituzionale”. Proviamo a sviluppare il ragionamento. In sostanza per la società inglese una virtuosa gestione della crisi post terremoto da parte del Governo potrebbe regalare a Renzi un bel dividendo politico-elettorale in vista del referendum costituzionale di novembre. Insomma, anche in questo caso una considerazione non proprio opportuna, almeno per tempismo Poi, però, basta soffermarsi un attimo per ricordarsi che Oxford Analytica è proprio la società di intelligence presso la quale ha lavorato dal 2013 al 2014 Giulio Regeni, il dottorando italiano dell’università di Cambridge che tra gennaio e febbraio del 2016 è stato rapito e ucciso in Egitto. Una
storia ancora avvolta nel mistero. Ma non finisce qui. Presidente e fondatore di Oxford Analytica è David R. Young, ex pezzo grosso di quell’amministrazione Nixon che venne travolta dallo scandalo Watergate.