Palazzi & potere
"Padrini e padroni", il nuovo libro di Gratteri e Nicaso
“Padrini e padroni”, l’ottavo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso sarà presentato domani sera alle 21.00 presso la Casa della Partecipazione di Maccarese
Una verità amara, di denuncia forte e coraggiosa, senza sconti per nessuno: “Padrini e padroni”, l’ottavo libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso sarà presentato domani sera, in prima nazionale, alle 21.00 presso la Casa della Partecipazione di Maccarese, vicino Roma. Gli autori dialogheranno con l'assessore alla cultura del Comune di Fiumicino Arcangela Galluzzo.
La ‘Ndrangheta: una classe dirigente divenuta tale grazie ai contatti con le forze governative e le logge massoniche, già nel 1869. Questo ciò che racconta il nuovo saggio ‘Padrini e padroni’ di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. Una verità amara, di denuncia forte e coraggiosa, senza sconti per nessuno, che descrive l’ascesa della ‘ndrangheta a classe dirigente, la corruzione, i poteri forti e tutto ciò che vi gravita attorno.
“È un libro che contribuisce a riscrivere la storia della ‘ndrangheta“, spiega Nicaso, docente universitario e uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta al mondo. Con lui ancora una volta, dopo altri 7 libri insieme, Gratteri, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, nonché uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta. Le analogie con il passato sono tante in questo libro. A dimostrazione che poco è cambiato, ma soprattutto che dalle esperienze passate non si è tratto nessun insegnamento.
Nel 1908, scrivono gli autori, un tragico terremoto divora Messina e Reggio Calabria. Si stanziano quasi 190 milioni di lire per la ricostruzione, ma la presenza nella gestione dei fondi anche di boss e picciotti – molti dei quali tornati dall’America per l’occasione –causerà danni gravissimi, sottraendo risorse preziose, trasformando le due città in enormi baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato abituale.
“Lo stesso scenario – si legge nel libro – che si ripeterà, atrocemente, cent’anni dopo, nel 2009, con il terremoto dell’Aquila. Mentre la gente moriva, in Abruzzo c’era chi già pensava ai guadagni. E ancora, nel 2012, nell’Emilia che crolla la mafia arriva prima dei soccorsi. In Piemonte, la ‘ndrangheta era riuscita a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione del villaggio olimpico di Torino 2006 e in quelli per la costruzione della Tav nella tratta Torino-Chivasso”.
“La corruzione, l’infiltrazione criminale, i legami con i poteri forti – occulti, come le logge segrete, e non, come la politica sul territorio e a tutti i livelli, fino ai più alti – sono oggi parte di una strategia di reciproca legittimazione messa in opera da decenni da tutte le mafie e in particolare dalla ‘ndrangheta”. “Già nel 1869, – spiega Gratteri – le elezioni amministrative di Reggio Calabria erano state annullate per le evidentissime collusioni ‘ndranghetiste. Il primo caso di una serie di episodi che nei decenni hanno segnato l’intera penisola, arrivando fino a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1995, e a Sedriano, in Lombardia, nel 2013″.
“Lo scambio di favori fra criminalità e certa parte della politica – denunciano gli autori – è continuo e costante, il ricatto reciproco un peso enorme sulla cosa pubblica, con ripercussioni su tutti i settori, dalle opere pubbliche alla sanità, dal gioco di Stato allo sport. “Il calcio è popolare e ha bisogno di investimenti”, aggiunge Nicaso. “E le mafie, da tempo, si sono accorte delle sue potenzialità, non mancando di sfruttarle, come dimostrano le recenti inchieste giudiziarie”.
Nel libro si parla anche dei ricorrenti disastri ambientali, del consumo dissennato del territorio, del degrado di opere e servizi che, purtroppo, non sembrano più scalfire l’opinione pubblica.
“In Italia l’incompiutezza è diventata risorsa, strategia di arricchimento per cricche e clan, mangime senza scadenza per padrini e padroni“, scrivono i due autori nell’introduzione.
“In Italia l’incompiutezza è diventata risorsa, strategia di arricchimento per cricche e clan, mangime senza scadenza per padrini e padroni“, scrivono i due autori nell’introduzione.
Abbiamo parlato con Gratteri che dice: "Bisogna creare un clima di non convenienza a delinquere se vogliamo sconfiggere le mafie. E questo lo si fa modificando il sistema giudiziario ovvero pene più severe e minori automatismi per uscire dal carcere ed informatizzare al massimo il processo anche perché si abbattono tempi e costi.
Ma la politica è ricettiva rispetto a queste istanze?
Ad oggi non ho visto questa volontà.
Qual è o quale dovrebbe essere il coretto rapporto tra politica e pubblica amministrazione?
Tra politica e pubblica amministrazione ci deve essere maggiore separazione ma soprattutto ci devono essere degli automatismi. Ad es. nel momento in cui si commettono reati gravi come peculato, corruzione, concussione la persona deve essere licenziata, altroché procedimenti disciplinari o trasferimenti. Questo sempre nell'ottica della "non convenienza a delinquere".