Palazzi & potere

Assenteisti truffaldini è scoccata l'ora X

Il decreto sugli assenteisti truffaldini è stato già abbondantemente anticipato: entro 48 ore sospensione senza stipendio per chi è colto in fragrante a bigiare; entro 1 mese esercizio del diritto alla difesa e, a conclusione del procedimento disciplinare, provvedimento definitivo di licenziamento in caso di colpevolezza; obbligo per il dirigente preposto di prendere l' iniziativa a pena, in caso di inerzia, di essere accusato anche di "omissione di atti di ufficio". Inoltre, spiega De Nicola su La Repubblica, se il fatto ha provocato un danno di immagine alla pubblica amministrazione, l' assenteista potrà dover risarcire una somma pari ad almeno 6 mesi dello stipendio ed essere incriminato penalmente. Infine, verrà castigato pure chi ha "agevolato" il comportamento scorretto e non è chiaro se ciò implichi la punibilità anche di chi, pur sapendo, ha semplicemente taciuto.

Passando al decreto Madia sulle partecipate, rispetto alla versione circolata nei giorni scorsi è stata fortunatamente corretta la norma che imponeva l' amministratore unico a tutte le società pubbliche salvo le quotate, la Rai e chi emette obbligazioni sul mercato (ad esempio Fs), salvo eccezioni ad insindacabile giudizio dell' ente proprietario. Per risparmiare su qualche consigliere di amministrazione si introduceva una norma molto rigida e pericolosa (non sempre la persona sola al comando è consigliabile) attenuata da un' assoluta discrezionalità altrettanto perniciosa. Ora, almeno, si è scelta la gradualità e l' amministratore unico sarà obbligatorio solo per le società più piccole.

Per il resto, il piano di razionalizzazione stabilito dalla legge è una buona cosa, così come la chiusura o l' accorpamento di quegli enti con più amministratori che dipendenti o che ne sono addirittura privi nonché di quelli inattivi, in perdita cronica o con meno di un milione di fatturato. Prevista inoltre la possibilità di fallire come per tutte le società commerciali. Queste misure probabilmente porteranno a maggior efficienza e a qualche risparmio, sopratutto se si avrà il coraggio, con intelligenti ammortizzatori sociali (non in stile Alitalia perciò), di ridurre il personale spesso pletorico di molte società (un esempio su tutti l' Atac di Roma). Tuttavia, il nodo della proprietà pubblica che, perlomeno quando il servizio è già offerto in concorrenza da privati o potrebbe esserlo, porta a distorsioni, pratiche monopolistiche e sprechi, non è stato risolto in modo draconiano.

Infatti, il decreto stabilisce che le pubbliche amministrazioni non potranno più costituire o partecipare a società che non debbano costruire un' opera pubblica; non si dedichino all' autoproduzione di beni o servizi strumentali agli enti pubblici; non abbiano come oggetto sociale la produzione o gestione (anche con soci privati) di servizi di interesse generale.