Partiti politici? Altro che riduzione delle agevolazioni fiscali....
Altro che riduzione delle agevolazioni fiscali per fare cassa e aiutare il bilancio dello Stato. Quando i partiti devono prendersi il malloppo, non c’è razionalizzazione delle tax expenditures che tenga. E la realtà è sempre un tantino diversa rispetto alla narrazione secondo cui il finanziamento pubblico alla politica sarebbe stato abolito già ai tempi del governo Letta.
A quanto apprende Affaritaliani Palazzi&Potere c’è infatti un emendamento alla manovra correttiva in discussione alla Camera, una modifica tra le tantissime, finora fuori dai radar, che rivede la disciplina della detraibilità al 26% delle donazioni alle formazioni politiche e la estende anche ai contributi non aventi carattere di liberalità.
Cosa vuol dire? In pratica, in virtù di questa norma, lo sgravio fiscale non varrebbe soltanto per il cittadino o l’impresa che decide in modo volontario e disinteressato di elargire da 30 a 30mila euro a un partito. Ma sarebbe intascato anche dai parlamentari che sono costretti a foraggiare, in modo tracciabile, la loro formazione politica in ragione di regolamenti o statuti interni.
L’emendamento porta la firma di Alessandro Pagano, ex Area popolare e sarà votato nei prossimi giorni. Ma intanto non è sfuggito all’occhio del Movimento 5 Stelle. “Il carattere della liberalità dell’elargizione sparisce totalmente e la detraibilità vale per tutti. In pratica, i politici potranno papparsi serenamente il regalino fiscale, pagato con le tasse dei cittadini italiani, per i soldi che prendono dal proprio stipendio e con i quali foraggiano il partito, spiegano i deputati Cinquestelle che stanno lavorando alla manovra in Commissione Bilancio".