Palazzi & potere
Vicaretti, Titolo V: “Draghi, una comunicazione pratica e concreta"
Vicaretti, Titolo V: “Draghi, una comunicazione pratica e concreta"
La "comunicazione al tempo di Mario Draghi"; in che modo il nuovo capo del governo comunica con i media? Lo abbiamo chiesto a Roberto Vicaretti conduttore di Titolo V, su Rai 3. Uno dei volti di punta della rete.
"Non deve essere una sorpresa il modo in cui sta comunicando. Venivamo da una stagione di bulimia comunicativa e di ricerca di empatia a tutti i costi. Non mi stupisce dunque questa scelta e non la giudico negativamente perché parla pochissimo, però fa tanto. Concede pochissimo ai retroscena che a noi addetti ai lavori piacciono tanto ma è molto pratico e concreto. Noi raccontiamo sui quotidiani possibilità e opzioni, ipotizzavamo racconti. Secondo me è anche nel personaggio, un banchiere centrale ce l’ha nel DNA comunicare con attenzione e con parsimonia".
Qualcuno si è posto il problema: chi la fa l’opposizione nei talk televisivi?
"Dal punto di vista giornalistico sarà più complicato. Quindi vorrà dire che l’opposizione, la contro-voce, sarà fatta da un lavoro di inchiesta più dettagliato, meno legato al rapporto dialettico in una trasmissione televisiva e più legata ai fatti. Esattamente come il premier ha scelto di comunicare poco e fare molto, così la narrazione inevitabilmente deve tendere più alla realtà e meno alle chiacchiere".
Ma la narrazione attenta ai fatti, meno urlata, piacerà al telespettatore oppure no?
"Bella domanda. In realtà, il pubblico negli anni si è abituato molto ad un tipo di racconto urlato, fatto di chiacchiere. Bisogna effettuare un salto di qualità anche rispetto a questa fase, è nostro compito invitare il pubblico in questo percorso e anche guidare noi stessi. Può essere molto stimolante, perché ti devi inventare il racconto, inventare nel senso delle idee da trovare, storie e situazioni. Può essere, dunque, anche stimolante per il pubblico e sicuramente una sfida nuova. La stagione Draghi è la stagione zero per i partiti perché possono ridiscutere dentro per rinnovarsi e questo vale un po’ anche per il nostro lavoro".