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Parolin nuovo Papa? Una via di mezzo tra i cardinali conservatori e progressisti. Pontefice “rammendatore” e di mediazione

Il richiamo alla pace (e alla diplomazia). L'analisi

Di Antonino D’Anna

La Misericordia e l’annuncio del Vangelo (continuità sì, ma...)
 

La pace senza riconoscimento dell’altro non è pace, non è pace se la devono pagare i deboli. Un ricordo di Papa Francesco con annesso ringraziamento a tutto il personale e i dipendenti vaticani, di nuovo il tema della misericordia che riaffiora. Sono questi i punti cardine dell’omelia pronunciata oggi dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, nel secondo giorno di Novendiali (il suffragio per il defunto pontefice) che coincide col Giubileo dei Giovani e relativa celebrazione in Piazza San Pietro. 

Il richiamo alla pace (e alla diplomazia)

La voce del cardinale abbraccia tutti i ragazzi in Piazza, certo. Descrive un Francesco simile nel ritratto che ieri il cardinale decano, Giovanni Battista Re, ha tracciato nella sua omelia ai funerali (intanto a Santa Maria Maggiore, dalle 7 di stamattina, è iniziato il pellegrinaggio ininterrotto dei fedeli che vanno a rendere omaggio alla tomba di Jorge Mario Bergoglio). Ma introduce un nuovo elemento, e questo è importante: il tema della pace. Pace che, come si è detto, affiora nelle battute finali dell’omelia di Parolin: “Papa Francesco è stato testimone luminoso di una Chiesa che si china con tenerezza verso chi è ferito e guarisce con il balsamo della misericordia; e ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita.”. Il riconoscimento dell’altro, delle ragioni dell’altro: una Chiesa che deve essere pacificatrice nel mondo, oltre a portare la gioia dell’annuncio del Vangelo e il tema della misericordia. Una Chiesa, dunque, che deve riuscire a mediare i conflitti nel mondo e col mondo, una Chiesa nella quale un Papa dal buon curriculum quale diplomatico (pare di capire) non sarebbe male. E l’attuale Segretario di Stato è uno che ha un ottimo curriculum diplomatico…

La Misericordia e l’annuncio del Vangelo (continuità sì, ma...)

Parolin parla ai giovani e ricorda loro di affidarsi a Cristo: “Nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con Lui! Con Lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti! Egli viene ad incontrarvi là dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le vostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare e tanto da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e tutto spera (cfr. 1Cor 13,7)”. Ma questo gli permette di osservare come Bergoglio abbia messo al centro: “La misericordia del Padre, più grande dei nostri limiti e dei nostri calcoli”, altro non è che: “Ciò che ha caratterizzato il Magistero di Papa Francesco e la sua intensa attività apostolica, insieme all’ansia di annunciarla e condividerla con tutti – l’annuncio della buona novella, l’evangelizzazione – che è stato il programma del suo pontificato. Egli ci ha ricordato che “misericordia” è il nome stesso di Dio, e, pertanto, nessuno può porre un limite al suo amore misericordioso con il quale Egli vuole rialzarci e renderci persone nuove. È importante accogliere come un tesoro prezioso questa indicazione su cui Papa Francesco ha tanto insistito”. Evidentemente la accoglie anche lui e la sottolinea ai giovani: ma non è male che lo senta anche qualche elettore…

L’offerta di rammendare gli strappi bergogliani

Nel parlare di misericordia, Parolin lancia un altro messaggio: “La misericordia ci riporta al cuore della fede. Ci ricorda che non dobbiamo interpretare il nostro rapporto con Dio e il nostro essere Chiesa secondo categorie umane o mondane, perché la buona notizia del Vangelo è anzitutto la scoperta di essere amati da un Dio che ha viscere di compassione e di tenerezza per ciascuno di noi a prescindere dai nostri meriti; ci ricorda, inoltre, che la nostra vita è intessuta di misericordia: noi possiamo rialzarci dopo le nostre cadute e guardare al futuro solo se abbiamo qualcuno che ci ama senza limiti e ci perdona. E, perciò, siamo chiamati all’impegno di vivere le nostre relazioni non più secondo i criteri del calcolo o accecati dall’egoismo, ma aprendoci al dialogo con l’altro, accogliendo chi incontriamo lungo il cammino e perdonando le sue debolezze e i suoi errori”. In altre parole: qui non c’è né destra né sinistra, dobbiamo avere una Chiesa con un Papa rammendatore che sia in grado di superare queste divisioni e di conseguenze può portare avanti un programma di evangelizzazione ma anche di attività politico/diplomatica nel mondo. Insomma, qualche messaggio qua e là c’è ed è precisamente indirizzato ad ambo le parti dello schieramento, sia a conservatori che progressisti. Il Segretario di Stato, insomma, offre una continuità corretta però da un maggior impegno all’ascolto di tutti, una mediazione cioè che si muove per tenere insieme la Barca di Pietro. Da un lato può piacere ai progressisti che comunque vedrebbero la possibilità di tenere come ormai conquistati alcuni aspetti della predicazione bergogliana (richiamo alla misericordia), ma dall’altro – il messaggio della Chiesa che non ha categorie umane o mondane – è un modo sia per strizzare l’occhio ai progressisti ma anche ai conservatori, tipo il cardinale Ludwig Muller, già allievo di Joseph Ratzinger, che qualche giorno fa in alcune interviste ha messo l’accento sul rischio di eleggere un “Papa eretico” che va in cerca dell’applauso del mondo. È questo elevarsi al di sopra delle contese, il proporsi in fondo come uomo del dialogo che proverà a coniugare capra e cavoli, l’essere un Papa “anche” diplomatico, “anche” continuatore ma moderato delle idee bergogliane, è una profferta ai confratelli porporati che all’inizio di maggio non mancherà di riverberare alla Sistina.

I tedeschi sono divisi

A proposito di Germania: se appena il 23 aprile, parlando all’Ansa, l’Arcivescovo di Colonia Rainer Maria Woelki ha ipotizzato l’assenza di una “falange tedesca”, ha anche detto: “Io mi preparo a un conclave più lungo, o perlomeno a un pre-conclave più lungo. Adesso i cardinali dovranno innanzitutto avere del tempo per conoscesi fra loro. È importante che ognuno abbia la possibilità di dare il suo contributo, per far capire come la situazione della Chiesa viene giudicata nei diversi continenti, quali sfide vi siano e quali requisiti debba avere il nuovo Papa (…). Decisivo sarà che si riconosca, sotto la guida dello Spirito Santo, il candidato che Dio ha individuato per poter portare avanti questo compito. Un Papa che abbia un cuore per la gente, un uomo della fede, un uomo della Chiesa. Che possa dare orientamento e che sappia tutelare il fondamento dell’unità della Chiesa”.

Se anche Woelki, in fondo, punta all’idea di un Papa “rammendatore” e dunque di mediazione, oggi – domenica 27 aprile – parla Reinhard Marx, sempre all’Ansa, Arcivescovo di Monaco e Frisinga (che fu l’Arcidiocesi guidata da Joseph Ratzinger) e che rappresenta il lato più progressista della Chiesa tedesca, della cui Conferenza episcopale è stato anche presidente. Per lui il Conclave “Durerà pochi giorni” e sottolinea, lui che è stato coordinatore del Consiglio per l’Economia, che il prossimo Papa dovrà essere comunicativo e “Deve mettere al centro la credibilità del Vangelo”, insomma un altro Bergoglio, né più né meno. E Marx, riferisce l’Ansa, dice: “Il nuovo Papa deve aver chiara l’importanza del Vangelo in tutto il mondo. Deve avere una visione universale”, in più: “In questi giorni si è potuto vedere il sentimento del popolo di Dio. I cardinali non possono ignorare questo sentimento”. Sarà, Eminenza: ma ci pare più convincente Woelki che si rimette allo Spirito Santo e non alle sensazioni della Piazza, per quanto quotata.

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