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Politica
Mozione di sfiducia a Salvini, che autogol. Per il Pd 2+2 fa sempre 1, non 4

Il PD presenta in Parlamento la mozione di sfiducia al ministro dell'interno Matteo Salvini e il 12 settembre si vota. I capi di accusa sono tutti nelle vicende recenti che abbiamo leggo dal lavoro dei giornalisti appassionati come il Pd a sostituire alla vecchia demonizzazione contro Berlusconi e a quella contro i Cinque Stelle una ormai quotidiana contro il leader della Lega Nord. Le voci del Parlamento narrano che la mossa geniale sia nata dall'idea di costringere i due alleati di governo a dimostrarsi definitivamente uniti e quindi a smontare la rappresentazione che cercano di dare di due forze di lotta e di governo   che recitano insieme tutte le parti in commedia della maggioranza e dell'opposizione.

Ma se anche fosse questa davvero la logica della mozione antisalvini abbiamo davanti l'ennesima prova di una forza politica che avrebbe il fisico per interpretare il ruolo di principale alternativa di governo e invece sembra preferire quello di forza di sana e robusta opposizione. Una forza che confonde (con scelte come quella sulla mozione di sfiducia) la tattica che si e no capiscono i direttori dei giornali e qualche intellettuale con la strategia in grado di cambiare la percezione di forza del PD rispetto alla Lega.

La strategia che non si ferma alla prima mossa sullo scacchiere e alla prima risposta dell'avversario ma e' capace di vedere le conseguenze delle due o tre mosse successive. E in questo caso la conseguenza più chiara alla maggior parte degli elettori italiani sarebbe la creazione di una evidente alternativa tra due possibili finali di questa  partita.

Finale numero 1, la maggioranza vota compatta contro la mozione di sfiducia e Matteo Salvini ne esce ancora più forte (come era successo con il voto della piattaforma Rousseau sulla vicenda Diciotti) e il PD che l'ha proposta ancora più debole.

Finale 2, la maggioranza si spacca e passa la mozione di sfiducia e si va al voto e per la attuale condizione di forza del PD e in generale delle opposizioni il vincitore delle elezioni anticipate sembrerebbe avere ad oggi un solo nome e cognome, sfiduciato magari in parlamento ma rafforzato tra la gente e stavolta si capace di interpretare il ruolo di lotta e di governo.

Certo poi magari qualcuno sogna il governo del Presidente Conte con i  tecnici e un mandato del Quirinale ma chi lo fa forse dovrebbe capire che è un sogno e che se nascesse trasformerebbe le prossime elezioni in una cavalcata trionfale per Salvini ancora più solenne. 

Insomma la geniale mossa del 1 agosto assomiglia di più ad un pesce del 1 aprile che a una scelta politica e da l'idea di un partito che a volte, magari per il caldo equatoriale di Roma oggi, quando fa 2 + 2 la somma viene 1 e non 4.

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