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Politica
Pd: scissione "inevitabile". Schlein vuole Conte e non Calenda. Ma... Inside

Prima o poi, assicurano nel Pd, i nodi verranno al pettine. E una nuova rottura sarà appunto "inevitabile"

 

"Mai nel campo largo, se cade Meloni governo tecnico". Queste parole di Carlo Calenda, dopo l'abbraccio tra il leader di Azione ed Elly Schlein all'assemblea del partito centrista, hanno letteralmente terremotato il Partito Democratico. La segretaria aveva come obiettivo quello di partire dal modello Foggia, dove il cosiddetto campo largo ha vinto le elezioni comunali al primo turno, per esportarlo lentamente e gradualmente anche a livello nazionale, passando prima per le elezioni regionali che ci saranno nei prossimi mesi (non le Europee dove con il proporzionale sarà tutti contro tutti). E invece niente da fare.

Calenda ha messo in chiaro che con il Movimento 5 Stelle non ci saranno mai alleanze strutturali. Perso Matteo Renzi, la segretaria Dem sperava almeno di recuperare Azione e alleati (Più Europa ed ex renziani come Bonetti e Rosato) per rilanciare un'opposizione a guida Pd al Centrodestra e a Giorgia Meloni. E invece niente. Porta in faccia. Ora le scelte strategiche non sono all'ordine del giorno e, come detto, le Europee saranno tutti contro tutti.

Ma Schlein dovesse restare alla guida dei Dem, o eventualmente un nuovo segretario (Paolo Gentiloni?), prima o poi una decisione dovrà essere presa. Fosse per Schlein, assicurano i Dem, l'alleanza sarebbe con Giuseppe Conte e i 5 Stelle, ma ad esempio un Gentiloni guarderebbe di più al centro cercando anche di recuperare Renzi. Una vicinanza, quella tra Schlein e Conte, confermata anche dalle parole pronunciate oggi a Radio Anch'io dalla segretaria dem. A proposito dell'11 novembre si è infatti detta "contenta" che il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, abbia annunciato che sarà alla manifestazione del Pd a Roma: "La piazza è aperta a tutte le persone, le realtà sociali, le forze politiche che sentono l'urgenza di costruire un'alternativa alle politiche sbagliate del governo Meloni", ha dichiarato Schlein. Ma qualunque sia la decisione sulle alleanze strutturali e da chiunque venga presa, la scissione nel Pd viene giudicata "inevitabile".

Inoltre, va segnalato che sulla manifestazione del Pd in programma per l’11 novembre, a Ping Pong su Radio1Rai Alessandra Moretti ha detto: “Schlein? È vero che non l’ho appoggiata al congresso, sostenevo Stefano Bonaccini, ma ora dobbiamo darle il tempo di lavorare, esattamente come a Giorgia Meloni. Diamole il tempo di dimostrare di essere in grado di guidare il principale partito di opposizione. La segretaria Schlein ha evidenziato il valore della manifestazione dell’11 novembre, ha detto che è per la pace, e io sono d’accordo perché è un valore condiviso da tutti. Non credo che ci sia un partito politico che non voglia la pace. Tutti diamo priorità alla via diplomatica, come per l’Ucraina di cui oggi non si parla abbastanza. Israele è l’unica realtà democratica in Medio Oriente e ha il diritto di difendersi. Servono corridoi umanitari per la popolazione civile, Gaza non è Hamas, bisogna distinguere tra palestinesi e Hamas”.

Se il Pd va con il M5S (modello Schlein) perde la minoranza di Lorenzi Guerini, Stefano Bonaccini e probabilmente anche i moderati di Dario Franceschini. Se invece i Dem dovessero optare per il centro (modello Gentiloni) ad andarsene sarebbe tutta una fettta della sinistra del partito. Prima di tutto gli ex Articolo 1 come Roberto Speranza, ma anche big ed ex ministri del calibro di Andrea Orlando (o forse anche l'ex presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, oltre a Goffredo Bettini).

Ma, prima o poi, assicurano nello stesso Pd, i nodi verranno al pettine. E una nuova rottura sarà appunto "inevitabile". E' proprio vero come dicono i critici (diversi) del Centrodestra di governo che, a microfono spento, affermano (vista sopattutto la "prudente" Legge di Bilancio): "La nostra forza è l'inesistenza di un'alternativa e il caos delle opposizioni. Pd in testa".

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