Poletti ci ricasca a Bologna e dice di giocare a calcetto invece di studiare.
Il ministrone Poletti esorta i giovani a giocare a calcetto e non studiare
Giuliano Poletti, ministro del lavoro, ci ricasca.
Dopo l’uscita di qualche mese fa sui giovani che era meglio se ne andassero all’estero e relativa polemica sul figlio direttore di un giornale con sovvenzioni statali e che quasi gli costò il posto, ieri non ha potuto proprio fare a meno di esternare nuovamente.
Lo ha fatto durante un incontro von gli studenti in una scuola di Bologna e questo, se possibile, rende ancora peggiore l’accaduto.
Ma cosa ha detto il ministrone il cui aspetto ben pasciuto e tacchinesco lo fa assomigliare più ad uno di quei ricchi possidenti terrieri da telenovela messicana che ad un alto servitore della Repubblica?
Ha detto che per trovare lavoro i giovani devono fare più affidamento sulle conoscenze che si fanno a calcetto invece di inviare inutili curricula che attestino anni di sudati studi.
Complimenti al ministrone che è stato così realista e così pragmatico da far capire ai nostri ragazzi, qualora poi ce ne fosse bisogno, che la strada giusta per trovare lavoro non è l’impegno e lo studio ma appunto le conoscenze giuste che magari si fanno giocando e poi socializzando davanti ad una birrona gelata e rutto libero, come direbbe Fantozzi.
Del resto il ministrone fu immortalato in una foto conviviale con Salvatore Buzzi, il Re di Mafia Capitale proprio ad una lauta cena.
E poi ci si chiede perché le colonne portanti della nostra società siano divenute di burro come il recente omicidio di Alatri dimostra.
Ora come al solito è scoppiata un po’ di baraonda sui social ma poi tutto finirà nel dimenticatoio come la prima volta.
Ma Renzi non ha niente da dire?
I suoi grandi ed elevati discorsi sui giovani devono poi convivere con questi discorsi da osteria proferiti per di più da un ministrone con il figlio in sospetto di raccomandazione?
Facciamolo dimettere una buona volta uno che attenta con tanta stupidità ai fondamenti stessi della società.
Facciamogli capire a lui ma soprattutto ai giovani che solo studiando ed impegnandosi si possono raggiungere risultati stabili e duraturi.
Mandiamo il tacchino a casa.